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Conte e Di Maio, salvate il piccolo Alvin dal campo di prigionia Isis! | VIDEO

Papà Afrim ha dovuto lasciare in un campo di prigionia per terroristi il suo piccolo Alvin, portato in Siria dalla madre radicalizzata e appena ritrovato dal padre dopo 5 anni grazie a Luigi Pelazza. Sono passati 15 giorni dal nostro appello al premier Conte e al ministro degli Esteri Di Maio per salvarlo e niente è cambiato. Alvin si trova sempre in mezzo ai terroristi rischiando anche di finire sotto i bombardamenti turchi: riportiamo in Italia subito questo bambino prima che sia troppo tardi!  

Siamo al quindicesimo giorno da quando abbiamo lanciato il nostro appello in onda dopo il servizio di Luigi Pelazza, che potete rivedere qui sotto. E il piccolo Alvin, dopo aver potuto riabbracciare grazie a Le Iene il padre Afrim dopo 5 anni è di nuovo da solo nel campo siriano di Al Hom. Solo e in pericolo e alla mercé dei militanti dell’Isis. Lui vive lì, in un campo di prigionia per ex militanti del sedicente stato islamico, perché la madre l’ha portato via dall’Italia per portarlo in Siria quando si è radicalizzata.

In questi 15 giorni nessuna autorità si è ancora mossa per portare via da quell’inferno questo bambino di 11 anni, che da 5 vive una vita che non può essere accettabile per nessuno. Ve ne abbiamo parlato con le immagini del drammatico e commovente servizio di Luigi Pelazza, che ci ha raccontato la storia di Alvin.

Nato in Italia da genitori albanesi, Alvin è stato portato via dalla madre nel 2014, quando la donna decide di scappare in Siria e di andare a vivere sotto le bandiere dello Stato islamico, tra i tagliagole al servizio del califfo Al Baghdadi. Nel 2016, in un primo servizio, Luigi Pelazza ci aveva raccontato della battaglia del padre Afrim per riportare il bambino in Italia. Dal 2014 Afrim non aveva mai più potuto riabbracciare il suo bimbo, del quale conservava solo qualche foto sgualcita.

Quando siamo ritornati da lui, Afrim ci ha detto, tra le lacrime: “Sono 5 anni che guardo queste foto”. Abbiamo capito che era davvero il momento di fare qualcosa, e siamo partiti verso la Siria, verso il campo dove potrebbe trovarsi Alvin. Entrati ad Al Hom, dove vivono migliaia di mogli dei miliziani dell’Isis con i loro bambini, scopriamo che la madre di Alvin, Valbona, è stata uccisa durante un bombardamento, assieme agli altri tre figli avuti da un militante dello Stato Islamico. Si è salvato solo il piccolo Alvin, che zoppica pesantemente per l’esplosione che ha ucciso la madre.

Dopo una lunghissima attesa, padre e figlio si riuniscono in un abbraccio che sembra non avere mai fine. La scena è gioiosa e straziante allo stesso tempo: il bambino è confuso, sembra lontano, ma riconosce subito il suo amato papà. La delusione è enorme quando il piccolo Alvin capisce che non può tornare subito a casa con il padre, perché nessuna autorità sembra volerci aiutare a tirarlo fuori di lì. Le autorità albanesi innanzitutto, il cui ambasciatore in Turchia prima dice di volerci aiutare e poi attacca il telefono in faccia al nostro Luigi Pelazza. Lavandosi le mani della sorte di questo bambino.

Sono passati 15 giorni giorni da quando vi abbiamo raccontato di Alvin, che è dovuto rientrare nel campo senza il suo papà. Papà Afrim ha dovuto abbandonare nella disperazione più totale il suo bimbo.

Sono passati 15 giorni fatti di rivolte nel campo, con molti custodi curdi curdi che sono scappati e gli uomini dell’Isis che sono ritornati a comandare in alcune parti.

Le Iene e Luigi Pelazza hanno lanciato un appello a Giuseppe Conte e Luigi Di Maio perché aiutino concretamente Afrim Berisha a riportare a casa, in Italia, il piccolo Alvin. Noi seguiremo quotidianamente questa vicenda, con un countdown su Iene.it per ricordare i giorni che il piccolo sta passando invano in quel campo di prigionia. Giorni nei quali la vita di Alvin è sempre più in pericolo. Al nostro pubblico chiediamo di condividere tutti questo nostro appello affinché arrivi alle orecchie di chi ha il potere di aiutare davvero Alvin. Presidente Conte e Ministro Di Maio: fate qualcosa, subito!

L'appello della Regione Lombardia per salvare Alvin.

 

 

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