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Tragedia di Rigopiano: tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente? | VIDEO

L’inchiesta di Roberta Rei e Marco Fubini sulla tragedia dell’hotel Rigopiano si arricchisce della testimonianza di due nuovi sopravvissuti. Sono Adriana e Giampiero Parete rimasti sotto la neve e le macerie con la figlia. Lui è stato tra i primi a dare l’allarme

“Io ero contenta di uscire da lì, ma allo stesso tempo la mia mente era alla bambina. Ogni volta che passavo di vigile in vigile ricordavo che là sotto c’era mia figlia”. L’inchiesta di Roberta Rei e Marco Fubini sulla tragedia dell’hotel Rigopiano prosegue con il racconto di Adriana Parete. 

La scena dei Vigili del Fuoco che estraggono la donna dalle macerie e dalla neve è ancora stampata negli occhi di tutti. Il suo primo pensiero è andato alla figlia: “Lei è ancora là sotto. Andate a prenderla”, ha detto ai pompieri. Roberta Rei e Marco Fubini hanno incontrato Adriana assieme al marito Giampiero. Loro sono due degli 11 sopravvissuti alla valanga di 40mila tonnellate che ha sotterrato vive 40 persone. Erano le 16.47 del 18 gennaio 2017, 29 persone sono morte sotto le macerie. Si poteva evitare tutto questo? È sicuro che molte cose non hanno funzionato e alcune potrebbero essere state addirittura nascoste.

Nel primo servizio vi abbiamo parlato delle richieste d’aiuto ignorate e le telefonate che non sarebbero emerse dalle indagini (clicca qui per vederlo). Gabriele D’Angelo, cameriere a Rigopiano poi tra le vittime della valanga, già dalla mattina – cinque ore prima della tragedia - aveva chiamato in Prefettura per chiedere aiuto. “Aveva capito che stava succedendo qualcosa di brutto”, racconta il fratello gemello di Gabriele. 

Alcuni dei sopravvissuti raccontano quelle drammatiche ore e giorni passati sotto le macerie in attesa che qualcuno li portasse in salvo: “Sono rimasto bloccato con solo un braccio libero, avevo la faccia schiacciata contro una persona morta”, ricorda uno dei sopravvissuti. Solo due persone restano incolumi: Giampiero Parete, che darà per primo l’allarme, e Fabio Salzetta, un dipendente che in quel momento si trovava nel locale caldaia esterno all’hotel.

Gabriele D’Angelo chiamava dalla mattina per chiedere soccorso, le autorità erano state informate, eppure i soccorsi sono partiti solo dopo la tragedia. Il procedimento per il presunto depistaggio sarà riunito al processo principale sul disastro: se verranno accolte le richieste di rinvio a giudizio saranno in totale 29 le persone accusate a vario titolo di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose, falso ideologico, abuso edilizio, abuso d'ufficio, omissione di atti d'ufficio e altri reati minori.

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