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News | di Alessandro Barcella |

Coronavirus, l'infettivologo: “Italia non a rischio, sono altre le nostre emergenze sanitarie”

Tra livelli di mortalità e rischi reali, Matteo Bassetti, presidente della Società di terapia anti-infettiva, ridimensiona l’allarme coronavirus: “Abbiamo molte altre emergenze infettive, la colpa è degli italiani”. Iene.it sta seguendo fin dall’inizio tutte le notizie sul virus cinese che finora ha provocato oltre 560 morti

“Le mascherine date in dotazione ai vigili urbani? Buone per il Carnevale: qui si prende in giro la gente!”.

Una battuta amara, quella di Matteo Bassetti, Direttore della clinica malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova e presidente della Società italiana di terapia anti-infettiva.

Intervistato da Iene.it, l’infettivologo vuole restituire la giusta dimensione all’emergenza da coronavirus cinese, che da giorni sconvolge l’intero pianeta. Mentre le ultimissime notizie parlano di un possibile contagio tra i 56 italiani appena tornati da Wuhan, di cui vi abbiamo parlato raccogliendo la testimonianza di Paolo, uno di loro.

Matteo Bassetti però sposta con decisione il focus dell’emergenza dal virus cinese: “Mi pare evidente che stiamo esagerando. Credo che quello che è successo in Italia non sia successo in nessun altro paese del mondo al di fuori della Cina: un’infezione che sta a diecimila chilometri di distanza è considerata un’emergenza nazionale, posta addirittura sotto il controllo della Protezione Civile. Il coronavirus in questo momento, evidentemente, è un’emergenza per la provincia cinese dell’Hubei, dove si registra il 95% dei decessi. Facciamo però alcuni conti. Ai 25mila casi accertati a oggi, bisogna aggiungerne almeno altri 75mila, che sono i casi lievi, le persone magari rimaste isolate nella propria abitazione, i casi non visitati negli ospedali. Arriveremo dunque a circa 100mila casi accertati di coronavirus. Ebbene, una mortalità di 450-500 casi, a oggi, significa un tasso di morte attorno allo 0,5%. Se lo paragoniamo a quello della Sars e del coronavirus dei cammelli, il Mers CoV, vediamo che la Sars aveva una mortalità al 10% e l’altra epidemia addirittura al 35%”.

Dati che sembrano restituire le dimensioni di un fenomeno anche quando paragoniamo il coronavirus cinese alla classica influenza stagionale. “La forbice di mortalità dell’influenza stagionale va dallo 0,1 allo 0,5%, con punte dell’1% in zone in cui si registrano situazioni di inadeguatezza del sistema sanitario. In una stagione influenzale come quella di quest’anno, in cui abbiamo avuto 4 milioni di casi di influenza, i morti si contano a decine di migliaia! Fuori dalla Cina quanti casi ci sono stati di coronavirus? L’Oms ieri sera diceva 150. E quanti morti nei paesi altamente sviluppati come il nostro? Zero. È evidente che questo virus è decisamente meno aggressivo di Sars e Mers CoV. Che noi infettivologi parliamo di questo virus e ne leggiamo sulle riviste è normale, ma che tutti in Italia , tutti i giorni, ne parlino, mi sembra francamente esagerato. Ripeto: è un problema per il 99,9% esclusivamente cinese. La probabilità di essere contagiati oggi dal coronavirus in Italia? È vicina allo zero! Ci saranno magari sicuramente altri casi sporadici, ma come ha detto anche lo Spallanzani, credo che il peggio sia passato”.

Ma allora quali sono le vere emergenze italiane? Matteo Bassetti non ha dubbi:” Abbiamo tanti problemi in Italia dal punto di vista infettivo. Siamo un paese in cui l’esitazione vaccinale ha portato a dover fare una legge, la legge Lorenzin, che obbliga a vaccinare i bambini. Siamo un paese in cui per l’influenza si vaccina un italiano su 5 e, nelle categorie a rischio per cui il vaccino è somministrato gratuitamente, il 50%. Siamo al primo posto in Europa per i batteri resistenti, fondamentalmente secondi solo a Romania e Grecia, perché usiamo male gli antibiotici. Abbiamo tante epidemie in corso tra cui il morbillo nel Salento e il meningococco in Lombardia. Davvero il problema più grande in Italia è il coronavirus?  Si sta parlando da giorni di due signori cinesi ricoverati per il coronavirus, ma vogliamo ricordare quanti italiani in questo momento sono ricoverati nelle terapie intensive per polmoniti batteriche, fungine, virali o infezioni, pazienti con bronchite cronica, con fibrosi cistica? Questi sono i problemi: si parla solo di coronavirus, ma gli altri malati chi li cura nel frattempo?”.

La critica, ci tiene a sottolineare l’infettivologo, non è alla politica ma agli italiani. “Gli stessi che oggi vanno a comprare le mascherine, si chiudono in casa e non vanno nei ristoranti cinesi sono quelli che poi non si vaccinano, sono gli stessi che prendono gli antibiotici quando non dovrebbero prenderli o che non vaccinano i bambini per l’influenza. Il nostro, su questo argomento, è un paese profondamente immaturo”. 

Alla fine, una stoccata al sensazionalismo che è seguito all’annuncio della scoperta dello Spallanzani, che ha isolato il nuovo coronavirus: “C’è un documento datato 17 gennaio che attesta che ricercatori cinesi e anche di vari paesi europei avevano pubblicato le regole per poter isolare il virus. L’annuncio dello Spallanzani mi è sembrato un po’ trionfalistico: era una cosa già stata fatta, non abbiamo scoperto niente di nuovo! Hanno lavorato sicuramente bene, ma non si può dire che siano stati i primi

Iene.it continua a seguire in tempo reale l'evolversi dell'emergenza coronavirus, che dalla Cina si sta diffondendo nel resto del mondo. Al momento si contano 565 morti, 1363 ricoverati e oltre 28.300 contagiati.

Nella prima puntata della nostra inchiesta abbiamo raccolto la testimonianza da Pechino di Nicoletta e Francesca, mamma e figlia trevigiane che da 20 anni vivono nella capitale cinese.

“La zona di Sanlitun, il distretto dei ristoranti di lusso, degli uffici e della vita notturna, è incredibilmente deserta. I marciapiedi e i lunghi viali di solito trafficatissimi sono vuoti: la città è spettrale. Le pochissime persone che si incrociano per strada indossano tutte le mascherine di protezione. Le farmacie di Pechino e i negozi hanno terminato le scorte di disinfettanti”, racconta mamma Nicoletta.

Nella seconda puntata della nostra inchiesta, abbiamo mostrato gli incredibili dati di un rapporto, l'indice di sicurezza sanitaria globale 2019, che risponde a questa delicatissima domanda: l'Italia è davvero in grado di affrontare l'epidemia da coronavirus? E quello che emerge dal rapporto è sconsolante : il nostro punteggio complessivo è di 56,2 punti e ci colloca diciottesimi in Europa (su 28 membri) e 31esimi nel mondo (su un totale di 195 paesi monitorati) . 

Nella terza puntata abbiamo appunto mostrato l'appello di Paolo, uno degli italiani bloccati a Wuhan, la cui situazione è appena sbloccata con il ritorno in patria (ritorno che vi abbiamo mostrato poi in questo altro video).

Nella quarta puntata abbiamo raccontato tutte le notizie false e le assurdità che stanno circolando in rete in questo momento di grande panico per la diffusione del coronavirus: dalla polizia di Wuhan che "spara a chi tenta di scappare" a Bill Gates, fino alle “montagne di cadaveri nascoste negli ospedali cinesi” e all'esperimento “sfuggito di mano”. Tra tutte queste teorie complottiste è anche comparso un audio delirante su WhatsApp. 

Dopo avervi raccontato dell’allarme hacker lanciato da una società specializzata nella sicurezza informatica, abbiamo poi raccolto l’appello della Caritas di Hong Kong, “Ci servono le mascherine, vi prego, aiutateci a combattere il coronavirus!”. La situazione nella metropoli cinese è drammatica: mascherine introvabili nelle farmacie, rubate, vendute al mercato nero, dove chi specula triplica i prezzi. Mentre tantissime persone prive di mascherina sono costrette a rimanere chiuse in casa.

A parlarci della situazione è Cherry Lee Tai Ying, membro della Caritas Youth and Community di Hong Kong.

Iene.it rivolge un appello a chi ci segue: aiutiamo i cittadini di Hong Kong a dotarsi delle necessarie mascherine per evitare il contagio dal coronavirus?  

Come fare? Acquistando le mascherine modello EN14683, dotati di livello ASTM 2 o 3 e spedendole poi a questo indirizzo:

Caritas Jockey club Integrated Service for Young People Tuen Mun

1/F, Siu Hei Shopping Centre,

Siu Hei Court, Tuen Mun,

N.T., Hong Kong

Il risk manager Vincenzo Puro dell’Istituto nazionale per le Malattie Infettive "L. Spallanzani" (quello dove sono ricoverati i due primi casi di contagio da coronavirus in Italia, due turisti cinesi che oggi si sono aggravati) ci ha confermato l’efficacia di queste mascherine: “Questo modello di dispositivi è in grado di proteggere le persone, è una ‘barriera’ sia per la persona contagiata che per quella a rischio di contagio. Bisogna inoltre cambiare la mascherina ogni 8 ore. Nei posti con altissimi livelli di umidità va cambiata più spesso”.

Abbiamo infine raccontato il ritorno a casa di Andrea Rinaldi, un ragazzo siciliano che viveva a Shanghai da nove anni e che ha documentato per iene.it il suo viaggio dalla metropoli cinese a Catania, un viaggio tra paura di amici e parenti e nessun controllo negli aeroporti. E poi il suo sfogo: “Non sono malato, ma sono costretto a nascondermi”. 

Ecco qui sotto tutti gli articoli e i video che abbiamo pubblicato sull'emergenza coronavirus cinese

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