Generazione Covid, Alessandro: “Dopo la laurea solo risposte per il porta a porta (con l'inganno)”
Secondo appuntamento del nostro viaggio-inchiesta in uno dei mondi più colpiti dalla crisi economica da pandemia, quello dei neolaureati, costretti a stare o tornare a casa dai genitori mandando centinaia di curriculum nel nulla, tra stage cancellati e aziende che non ce la fanno ad assumere. Dopo Giulia Biagini e due esperti del settore, ecco cosa ci ha raccontato Alessandro Caré, 25 anni, 110 e lode alla Sapienza, disposto a fare qualsiasi cosa per uno stipendio vero, anche basso. Tra le proposte di “lavori truffa” e le sue lacrime
“Come Giulia anch’io sono appena laureato con 110 e lode alla Sapienza di Roma e da allora mando centinaia di curriculum, in risposta ricevo solo proposte per quelli che io chiamo ‘lavori truffa’ porta a porta”.
Cliccando qui, potete trovare il racconto di Giulia Biagini, 27 anni: “110 e lode con futuro da commessa (speriamo)?” assieme alle analisi e ai dati di due esperti del settore che abbiamo pubblicato mercoledì sorso. Era la prima tappa di un viaggio-inchiesta per raccontare quella che abbiamo chiamato la Generazione Covid, troppo spesso trascurata da media e politica. Si tratta di una delle realtà più colpite dalla crisi economica da pandemia: quella dei neolaureati, costretti a stare o tornare a casa dai genitori mandando centinaia di curriculum nel nulla, tra stage cancellati e aziende che non ce la fanno ad assumere. Continuiamo a parlarne con il racconto di Alessandro e continueremo ancora, viste anche le tante segnalazioni che ci state mandando (scriveteci per raccontarcele e contattarci su redazioneiene@mediaset.it).
“Mi sono laureato il 25 settembre con 110 e lode in Archeologia alla Sapienza di Roma”, racconta a Iene.it Alessandro Caré, 25 anni, di Santa Maria delle Mole, zona Castelli Romani, curriculum di prim’ordine, tra scavi, convegni, tre lingue e competenze informatiche (l’ha mandato anche a noi, sì: sarà l’abitudine, soprattutto per ribadire la sua situazione). “Lo sapevo già prima che Archeologia non è il massimo per trovare un lavoro, anche se qui nella capitale, con tutta questa storia e questo patrimonio artistico e culturale, ci sono molte possibilità con i milioni di turisti che arrivano. Mi sono laureato con una tesi sperimentale sull’isola Tiberina nell’Alto Medioevo, un periodo meno studiato di altri e che offre più possibilità di occupazione di altri, più inflazionati. Non ho ho troppi grilli per la testa: già nel 2019 avevo iniziato a lavorare con le gite scolastiche, incassando 120 euro e spendendone 180 in libri per prepararmi. Poi il lockdown le ha bloccate. E la pandemia ha fermato anche l’arrivo dei turisti, soprattutto dall’estero”.
Risultato dopo la laurea?
“Finita la festa, ho posato la corona di alloro e mi sono messo al computer a inviare curriculum. Ci passo un’ora e mezzo al giorno spedendone 20/30 ogni volta e iscrivendomi a qualsiasi tipo di sito per la ricerca di un’occupazione, anche a pagamento. Ho iniziato presto a cercare qualsiasi tipo di lavoro, anche non nel mio settore: mi va bene tutto. Rispondono solo ‘lavori truffa’: ti offrono posti da magazziniere, segretario, back office, commesso. Mi vanno bene. A verifica di colloqui in presenza o a distanza, però, ti dicono sempre: ‘C’è rimasto solo questo, porta a porta, a provvigione’. Finora mi sono imbattuto solo in un lavoro ‘serio’, almeno con uno stipendio, ma non è andata bene”.
Che lavoro era?
“Venditore per una compagnia telefonica. Ho fatto 4 giorni di prova gratuita. All’inizio eravamo in dieci, alla fine sono rimasto solo io. Obiettivo: 700 euro mensili per 40 ore settimanali 6 giorni su 7 con giorno di pausa variabile. Mi hanno detto che mi vestivo male. Mi ero presentato in jeans e felpa normalissimi, ho messo giacca e cravatta d’ordinanza ma mi hanno scartato lo stesso”.
E quelli che chiami ‘lavori truffa’?
“Ti dicono che vogliono offrirti mansioni con uno stipendio fisso. Io dico e scrivo sempre che non sono interessato a lavori porta a porta: con tutto il rispetto, non mi sento portato e poi non c’è uno stipendio fisso, anche minimo. Guadagni solo in base a quello che riesci a ‘piazzare’ entrando in casa delle persone e cercando di convincendole. Mi rispondono sistematicamente che non si tratta di quello e poi a verifica scopro che c’è solo quell’offerta. Li chiamo ‘lavori truffa’ per questo: basterebbe scrivere subito che si tratta di un lavoro di questo tipo. Se una persona è interessata, contatta e nessuno perde tempo, energie, speranze e spostamenti. Visto che succede sempre, c’è l’inganno consapevole”.
Un esempio?
“‘Servizi ai clienti per nuova apertura’. Scrivo che non sono interessato a lavori porta a porta. ‘No, No, non si preoccupi’. Mi presento, un signore molto elegante guarda il mio curriculum e mi dice: ‘Guardi, lo studio non serve più a nulla. Tutti gli altri lavori sono pieni, c’è solo questo porta a porta’. Succede sistematicamente, ormai con tantissimi altri ragazzi abbiamo imparato un trucco per difenderci e risparmiare tempo”.
Quale?
“Basta mettere la via in cui si trova la sede del colloquio su Google e compaiono gli avvisi di altri malcapitati: ‘lavoro truffa’ (ho imparato così la formula), ‘lavoro sòla’, ‘lasciate perdere’ con descrizione di cosa ti aspetta ai colloqui. Almeno si risparmia tempo. Io vorrei solo un lavoro vero e serio, con uno stipendio vero, anche basso: magazziniere, commesso, segretario, va bene tutto in questo momento di crisi con la pandemia, poi vedremo. Sono pronto a fare di tutto, almeno per avere la mia indipendenza dai genitori: vivo ancora con loro, mi mantengono loro, a 25 anni. I ragazzi hanno voglia eccome di darsi da fare ma il lavoro non c’è e nessuno sembra volersene occupare davvero, governo per primo”.
Vi sentite abbandonati?
“Sì, un giorno sono scoppiato a piangere in casa. Mia sorella mi ha detto: ‘Quella che stai vivendo è una realtà finta legata al coronavirus, le cose cambieranno quando finirà tutto questo’. Già, ma quando finirà? E nel frattempo? Continuiamo a vivere a casa dei genitori senza fare nulla a parte mandare curriculum?”.
Finisce l’intervista. Alessandro ci ricontatta 10 minuti dopo: “Mi hanno chiamato per un colloquio, ho controllato, era l’ennesimo ‘lavoro truffa’”.
Questa è la seconda tappa del nostro viaggio-inchiesta, noi continueremo a dar voce a questi ragazzi e al loro appello collettivo alla politica. Se volete raccontarci la vostra testimonianza scriveteci su redazioneiene@mediaset.it.