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Aiutiamo i nonni di Nocera Umbra: la casa di cura autogestita rischia di chiudere! | VIDEO

È una casa di cura autogestita che non riceve alcun contributo dallo Stato, ma rischia la chiusura per la burocrazia. Giulio Golia è andato a conoscere i 13 nonni di Nocera Umbra, un piccolo paese in provincia di Perugia, che combattono per salvare la loro struttura. Ma il Comune e l’Usl non vogliono fare un passo indietro

I nonni di Nocera Umbra rischiano di rimanere senza la loro casa di cura autogestita. Tutta colpa della burocrazia e di chi non la vuole superare. Giulio Golia ci fa conoscere i vecchietti più ribelli che ci siano. Tra loro c’è il pittore Osvaldo, 95 anni, Fidelma la contadina, un po’ più giovane, Emilia, la golosona Maria, la dolce Donata e la chiacchierona Anna. E tanti altri ospiti della casa di cura in provincia di Perugia.

La struttura che li ospita non riceve alcun contributo pubblico. “Non chiediamo niente a nessuno paghiamo coi nostri risparmi”, dice una di loro. Tutto questo rimarrà in piedi ancora per poco perché se gli enti locali non troveranno una soluzione saranno tutti sfrattati. Tutta colpa della burocrazia.

I nonni abitano in uno dei quattro padiglioni di una struttura dell’Usl, qui ognuno vive in una stanzetta. Hanno le loro badanti che li aiutano nelle varie incombenze e a preparare da mangiare. A gestire la struttura è un’associazione di cittadini. Fino a due anni fa, questa era una casa di riposo comunale, gestita dalla Usl, come tantissime altre.

Il mantenimento di questa struttura costava 316mila euro: 200mila a carico del Comune e il restante suddiviso tra gli ospiti. Ma per Nocera Umbra, paese di appena 5mila anime, era un onere troppo importante. Così il Comune decide di chiudere dirottando gli ospiti nelle altre strutture della provincia. Ma loro non vogliono separarsi. A questo punto anche i cittadini del paese si sono mobilitati per i nonnini. Si è creato un comitato che ha ottenuto da Usl e Regione una soluzione temporanea: utilizzare la struttura come residenza senza però ricevere alcun finanziamento pubblico. E ci sono riusciti, aumentando anche gli ospiti! Quando la struttura era finanziata dal Comune per 316mila euro ospitava 10 nonni, ora al costo di 140mila euro sono 14.   

Qui ormai sono una grande famiglia, ma per il sindaco e le altre istituzioni questa realtà non dovrebbe esistere. Una volta capito che i nonni non volevano spostarsi in altri comuni, è stato proposto loro di trasferirsi in un’altra struttura a 50 metri dall’esistente ma costruita per anziani non autosufficienti.

Una differenza non solo sostanziale, ma anche di costo. Nelle residenze servite come quella in cui vivono gli anziani di Nocera Umbra il costo per ciascuno si aggira attorno ai 1.300 euro al mese a persona a carico dell’ospite. Nel caso di residenze protette il costo raddoppia e metà della quota è a carico dell’Usl, cioè sono soldi pubblici. Senza dimenticare che qui gli operatori cambiano mentre nella casa autogestita sono scelti direttamente dagli ospiti. E in questa vicenda sembra che tutti i nonni della struttura autogestita verranno considerati come non autosufficienti, quando in realtà non è così. A questo punto non resta che parlare con il sindaco che già in passato ha trovato una soluzione temporanea come destinare a uso abitativo la struttura della casa di cura autogestita. In quell’occasione solo per 12 mesi, perché non di più? “Perché nel frattempo è stata realizzata la nuova casa di cura (la residenza protetta), il modo in cui si sono organizzati oggi non può più essere portato avanti”, dice Giovanni Bontempi, sindaco di Nocera Umbra.

La soluzione potrebbe essere il cambio di destinazione d’uso, ma il sindaco per questa proposta ci rimanda all’Usl. Il commissario straordinario che si è insediato solo due mesi fa non sa nulla di questa storia. “L’autogestione come in questo caso con soggetti non autosufficienti non può esistere perché illegale. Non possono vivere da soli senza essere accompagnati da un punto di vista sanitario. Non possiamo trasformare quella struttura in residenza. Noi siamo un soggetto, non un albergatore”, dice Massimo De Fino. 

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