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“Aiutatemi a risentire il magico battito di mio figlio”

Christian è morto a 17 anni. Ecco il racconto e il videoappello del padre che, vent’anni dopo, cerca di incontrare l’uomo a cui è stato donato il suo cuore

C’è un uomo che cerca il cuore di suo figlio a Livorno. Il cuore è quello di Christian, ucciso da un aneurisma a 17 anni, il 19 gennaio del 1998. Quel giorno i suoi organi hanno salvato sette vite. Suo padre vorrebbe risentirne uno, che batte nel petto di un’altra persona. Per cercarla, Mario Bartoli ha esposto quattro striscioni in città con la scritta: “Dove sei magico battito?”. E, dopo l'intervista, ci ha mandato un suo videoappello.

 

 

Operaio in porto ora in pensione, Mario si racconta con voce pacata e bassa da uomo buono e gentile. Quella di uno che si è messo a cercare il cuore di suo figlio solo dopo vent’anni per un motivo preciso: “Metti che era stato trapiantato a un bambino, non volevo ferirlo o turbarlo nella sua crescita”.

La sua è anche la voce di uno che non si arrende, di uno che, anche se ha fatto solo le elementari, ha pubblicato un libro (“Dopo di te, lei”, sull’amore per Christian riversato sulla sua inseparabile cagnetta Kyra), che ha dedicato la vita al volontariato e che ora ha questo nuovo sogno.

“Non voglio turbare nessuno – ci tiene subito a precisare -, all’ospedale Sant’Orsola di Bologna mi hanno detto che il cuore di Christian è andato a un uomo, che ora ha 71 anni ed è in buona salute. Spero che solo gli arrivi il mio appello e, nel caso, che voglia incontrarmi. E chiedo a tutti di aiutarmi”.

In Italia la legge vieta al personale sanitario di rivelare l’identità dei trapiantati. Anche l’Aido, l’Associazione italiana per la donazione di organi, insiste sull’importanza del principio. Mario Bartoli spera, ma non vuole ferire l’uomo che cerca.

Come se n’è andato Christian?
“All’improvviso. Era sabato, era andato a una festa di compleanno. Chiese agli amici di riportarlo a casa perché aveva un gran mal di testa. Arrivò che aveva già perso conoscenza, due giorni dopo i medici ci dissero che non c’erano più speranze. Non è passato un giorno senza che ci ripensi e riviva quel dolore”.

 

 

Come si arrivò alla donazione degli organi?
“Fu la mia ex moglie che mi chiese se la volevamo fare. Non la ringrazierò mai abbastanza per questo. Fu una decisione immediata, spontanea: andammo noi a bussare alla porta dei dottori per proporla. Non so davvero cosa avrei fatto senza questa scelta”.

Perché?
“Non potevo sopportare che mio figlio venisse dimenticato. E per non essere dimenticato doveva essere un simbolo, un simbolo d’amore. Ha salvato sette vite e dopo la sua morte, le donazioni a Livorno sono aumentate . Tutta la città lo ricorda. Quel giorno anche io sono morto, Mario è morto, ma è nata un’altra persona dentro di me, “il babbo di Christian””.

Da qui nasce la scelta del volontariato?
“Sì, il babbo di Christian doveva portare il suo amore agli altri, dalle case-famiglia ai terremotati dell’Aquila. Sempre con la mia Kyra, pure vestiti da Babbo Natale, come quest’anno, tra anziani e disabili. Grazie alla forza di quel cuore”.

Perché cita sempre solo il cuore?
“Per me lì c’è tutto. Mi è importato subito solo di quello. Non ho voluto sapere niente delle cose tecniche degli altri organi, sono solo felice che hanno salvato altre persone”.

Che cosa vuole dire all’uomo che l’ha ricevuto?
“Prima di tutto: “grazie”. Perché da quel dono è nata una storia meravigliosa: le iniziative per ricordare Christian, quelle che faccio per gli altri in nome suo. Poi vorrei raccontargli chi era il mio ragazzo, chi sentiva prima di lui quei palpiti. Per questo lo sto cercando, e per chiedergli un favore”.

Quale?
“Farmi sentire ancora una volta il magico battito che continua nel suo petto”.

Se qualcuno si riconosce nella persona che Mario sta cercando e vuole mettersi in contatto con lui, può scriverci sull'email redazioneiene@mediaset.it.

Qui sotto, guardate “Vivere nel corpo degli agli altri” della nostra Iena, Nina Palmieri, su Mariapia che vive con il fegato di Nicholas Green, il bambino americano di 7 anni ucciso nel 1984 sull’auto dei genitori durante una rapina sulla Salerno-Reggio Calabria. Mariapia si racconta e poi incontra Reginald, il papà di Nicholas, che decidendo di donare gli organi del figlio cambiò il modo di vedere le donazioni in Italia. Anche Nicholas salvò sete vite, come Christian.

 

Ecco il videoappello che ci ha mandato Mario Bartoli.

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