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“Ha cercato di uccidermi e ora vive a cinque metri da me”

Anita ha avuto il coraggio di denunciare l'uomo che la picchiava. Ma dopo dieci mesi di carcere il suo aggressore è tornato in libertà. “Ora devo guardarmi attorno”

Pochi giorni fa l'uomo che ha cercato di uccidere Anita è uscito dal carcere, dove ha scontato 10 mesi, ed è tornato a vivere nel suo stesso palazzo. "Ora vive a cinque metri da me", ci dice. "Non sono tranquilla. Quando esco devo guardarmi attorno, devo avere gli occhi davanti e di dietro. Quando esco dal mio portoncino devo stare molto attenta. Mi aspettavo sarebbe stato in carcere per più tempo”. Quando l'hanno condannato dice che era “felice”. Aveva preso da lui molte botte, diverse volte. Ma non aveva mai trovato il coraggio di denunciare. Ma poi una volta l'ha “conciata male”, come ci racconta, tanto che è dovuta andare al Pronto soccorso. “Lì ho trovato il coraggio e ho detto: ‘basta, devo denunciare'”. Perché non l'hai fatto prima? “Avevo paura”.

Una vita fatta di botte e di controllo, quella di Anita. “Era geloso. Non potevo invitare nessuno a casa mia, perché se invitavo un'amica o un amico a bere un caffè… Botte a non finire.” E' successo diverse volte? “Sì. La prima volta mi ha buttato giù dalle scale. La seconda mi ha preso a calci, pugni, sberle. Avevo gli occhi gonfi, il viso gonfio… Per le botte ho perso anche l'udito dall'orecchio destro. E sono finita nuovamente al Pronto soccorso. Sono intervenuti i carabinieri per sapere cosa fosse successo. Ma avevo paura di parlare, perché pensavo ci fosse lui dentro il Pronto soccorso e che mi avrebbe ammazzato. Hanno aspettato un po', mi hanno fatto riprendere e mi hanno fatto calmare. Poi sono scoppiata a piangere, e da lì ho cominciato a parlare.” Ha la voce ferma, Anita. Tentenna soltanto una volta, quando le chiediamo quale sia il ricordo più brutto. “Tutti”, risponde. E la voce trema. Ma riesce comunque a trattenere le lacrime. “Il perdono non c'è più. Per me il perdono non esiste più in questo mondo.”

Ora Anita vuole aiutare altre donne. Lo stesso aiuto che ha ricevuto da “Telefono donna”, associazione di volontariato che assiste donne e famiglie in difficoltà. “Sono arrivata qui [alla sede di Telefono donna, ndr.] conciata. Loro mi hanno aiutata a parlare.” E alle donne maltrattate dai loro mariti o compagni dice: “Denunciate i vostri aggressori, perché chi vi ama non vi picchia. Denunciate, fatevi avanti, se avete bisogno io vi aiuto. Perché so che cosa vuol dire essere aggredita e mandata in un ospedale. Lui deve pagare tutto il male che mi ha fatto. Deve pagare tutto tutto tutto quello che mi ha fatto nella mia vita. La pena giusta per questi uomini dovrebbe essere buttare via la chiave. Sono sincera, lo dico con il cuore.”

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