“Ricicliamo i cellulari usati per salvare gli schiavi del cobalto del Congo!”
L'iniziativa della Jane Goodall Institute Italia per ridurre l'estrazione del cobalto, componente fondamentale delle batterie di nuove generazione
Il 29 ottobre scorso vi avevamo raccontato la vita da schiavi nelle miniere improvvisate in cui si estrae in Congo il cobalto, il minerale fondamentale per le batterie di nuova generazione dei nostri cellulari, videogiochi e computer e in futuro sempre più delle nostre auto elettriche.
Per ridurre questa forma di sfruttamento, che porta anche a devastare un'area ambientale fondamentale per tutto il pianeta e in particolare per la vita degli scimpanzé l'onlus Jane Goodall Institute Italia lancia la campagna “Ricicla il tuo cellulare” (clicca qui per tutte le informazioni su come fare).
“Da un lato si cerca di educare le persone a uno smaltimento responsabile e al contempo con un piccolo gesto si può avere un impatto sui luoghi di prelievo dei minerali”, spiega Daniela De Donno, presidente della Jane Goodall Institute Italia. “Con l'impegno di tutti possiamo ridurre la domanda e salvaguardare così il territorio del Congo, per gli uomini e per un habitat importantissimo sottoposto a una deforestazione selvaggia”.
La Iena Luigi Pelazza era andato in Congo nelle miniere improvvisate in cui 400 mila persone scavano ogni giorno. In particolare era sceso a Kolwezi, in questi tunnel improvvisati e pericolosissimi che bucano le montagne, con annessa deforestazione selvaggia. Nel Paese c'è il 60% delle riserve mondiali di cobalto, “il petrolio del futuro”. La domanda di questo minerale si è triplicata negli ultimi cinque anni ed è destinata a raddoppiare nei prossimi tre. Il 90% di quello estratto in Congo finisce nelle mani della Cina, che controlla il 62% di questo mercato.
Pochissimo resta per i minatori improvvisati: 2 o 3 dollari al giorno, quando va bene e si trova qualcosa. Se no quel giorno, come ci racconta uno di loro, lui, la moglie e i due figli letteralmente non mangiano. Attorno alla miniera si è creata una baraccopoli dove lavorano anche i bambini. Paradossalmente sono fortunati. Molti vengono abbandonati da neonati perché non c'è tempo per occuparsi di loro: c'è da scavare cobalto. Il ministro della Solidarietà della Repubblica del Congo, Chantal Nsafu, ci ha raccontato il dramma dei piccoli abbandonati: bambini di una settimana e 800 grammi di peso buttati in un fosso in un fosso o in uno scatolone del latte.
Nella baraccopoli Luigi Pelazza ha incontra Kalinda, 14 anni. La sua storia è esemplare: senza scarpe, senza un letto o un bagno, senza essere mai andata a scuola, senza sapere di preciso quando è nata, mangia una volta al giorno e lavora mattina e sera per 90 centesimi di dollaro.
Guardare in modo diverso il cellulare ora è inevitabile. Riciclarlo quando non serve più, è un piccolo gesto che PUò aiutare tutti.
Ecco qui sotto il servizio di Luigi Pelazza in Congo, andato in onda il 29 ottobre 2017.