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"Sapere che vivono con parti di Nicholas è un regalo. Cambiamo la legge sui trapianti di organi" | VIDEO

Il figlio di Reginald Green era morto durante il loro viaggio in Italia. Gli organi furono tutti donati

Per Reginald Green donare gli organi di suo figlio era l'unico modo per trovare un qualche significato alla tragedia. Nicholas è morto in Italia all'età di 7 anni, durante un tentativo di rapina sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. I genitori decisero di donare i suoi organi, salvando la vita di 7 italiani. Era il 1994 e il gesto della famiglia Green commosse tutto il paese, dando un incredibile slancio alla donazione di organi in Italia.

Per la famiglia Green conoscere le persone salvate dalle donazioni di Nicholas riempie un senso di vuoto. E questo sembra essere vero anche da parte di chi è sopravvissuto grazie a quel dono: “Molti riceventi si sentono in colpa per essere vivi, ma conoscendoci vedono che il più grande regalo che possano farci è di condurre una vita sana e felice”. Per questo Reginald si batte affinché la legge italiana permetta, quando entrambe le parti lo desiderino, di conoscere l'identità di chi ha donato o ricevuto l'organo. Nel nostro Paese, infatti, una legge del 1999 vieta al personale sanitario di rivelare l'identità delle persone coinvolte nella donazione. Anche l'Aido, l'Associazione italiana per la donazione di organi, insiste sull'importanza del principio.
“Chiunque voglia la privacy può averla”, precisa Reginald, “ma nel caso in cui entrambe le parti volgiano incontrarsi credo che dovrebbero avere questa opportunità”. E, raccontando la sua esperienza: “È stato incredibile per noi vedere come stessero bene tutte queste persone, che solo quattro mesi prima stavano per morire”. “Il ragazzo che ha avuto il cuore di Nicholas diceva a tutti ‘Ho una Ferrari dentro di me!'”.

In America funziona diversamente: “Se entrambe le parti si vogliono incontrare, l'ospedale chiede loro di scriversi lettere anonime e, se tutto sembra a posto, consegna le lettere ai destinatari. Se poi le due parti vogliono incontrarsi e i medici sono d'accordo, si procede”. Questa opportunità “dovrebbe essere data anche alle famiglie italiane”, per evitare quello che sta passando Mario Bartoli, di cui vi abbiamo raccontato la storia e che, dopo vent'anni, cerca il cuore di suo figlio (leggi qui la storia di Mario). “Sarebbe stato meglio se avesse potuto fare tutto ciò attraverso i medici”, commenta Reginald, “ma in questo modo il povero Mario ha dovuto farsi carico della legge. E questo non dovrebbe succedere”.

La nostra Iena Nina aveva conosciuto Reginald per la prima volta l'anno scorso. In quell'occasione lo avevamo fatto incontrare di nuovo con Maria Pia, una delle 7 persone che hanno ricevuto gli organi di Nicholas.

Guarda il servizio della Iena Nina

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