Alessandro Milan: “La mia Wondy, una supereroe contro il cancro”
Il giornalista ricorda la moglie morte un anno fa in un libro e in questa intervista a Le Iene
“Francesca era una guerriera contro il cancro e ora si è trasferita in me. Era energica, vulcanica, entusiasmante. Dopo la chemioterapia tornava a casa a farsi mettere gli adesivi da nostro figlio sulla crapa pelata”.
Alessandro Milan, 47 anni, racconta nel libro “Mi vivi dentro” (DeA Pianeta, pagg. 240, euro 17), appena uscito in libreria, nell'intervista a Le Iene che potete vedere qui sopra, la moglie Francesca Del Rosso, morta l'11 dicembre 2016 a 42 anni dopo 6 di lotta contro il tumore.
Francesca, con il nome di “Wondy”, Wonder Woman, aveva combattuto in pubblico la sua battaglia. Usando anche tanta ironia, con i suoi libri e con il blog Le Chemio Avventure di Wondy, ha dato forza a migliaia di malati
Il titolo “Mi vivi dentro” è anche l'ultima frase con cui si chiudeva il post su Facebook che Alessandro le aveva dedicato il giorno dopo la sua morte, un post che ha avuto 7 milioni di visualizzazioni.
In quel post Milan, che ha avuto due figli con Francesca (Angelica, 11 anni, e Mattia, 9), aveva parlato di una sola delle ultime volontà della moglie che non avrebbe rispettato. Ci racconta qual era: “Francesca avrebbe voluto disperdere le sue ceneri in un posto bello. Avrei dovuto però farle firmare un modulo prima che lei morisse. Non l'ho fatto ma in fondo è meglio così”.
Il libro riparte dal primo incontro con Wondy: per sbaglio si scambiarono i cellulari in un cambio turno mattutino a Radio 24. Lui glielo riportò a casa. Lei lo prese e più o meno le sbatté la porta in faccia.
“Per Francesca la vita era un bicchiere mezzo pieno, possibilmente di mojito. Ha perso, alla fine, perché amava tantissimo vivere, ma ha vinto perché non ha mai permesso al tumore di essere più forte di lei. Non ha mai sprecato un giorno e ha sorriso fino all'ultimo”.
Milan riccorda anche alcune battaglie di Wondy: per la “resilienza”, la capacità di resistere di chi “si piega ma non si spezza”, o contro l'uso sbagliato della parola cancro in frasi come “La mafia è un cancro”.
Dedica un pensiero anche alla nostra Nadia Toffa. Dopo il “brava” urlato dal divano quando l'ha vista raccontare a Le Iene di aver avuto un cancro, la incoraggia: “Continua così perché in Italia all'inizio tutti ti fanno gli applausi, dopo tre giorni iniziano le critiche. Non ti curar di loro ma guarda e passa”.
Come dice Milan: “Le storie più belle non hanno un lieto fine. Semplicemente non finiscono”.
Grazie Alessandro, grazie Francesca.