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Assolti 5 agenti: non aiutarono l'evasione, come vi avevamo detto

In dicembre Le Iene hanno raccontato le accuse poco credibili contro Angelo Cassano per l’evasione di 3 detenuti romeni a Varese. I giudici del “processo Alcatraz” hanno assolto lui e altri 4 agenti di polizia penitenziaria 

È stato assolto Angelo Cassano, arrestato nel dicembre 2014 assieme ad altri quattro agenti di polizia penitenziaria, anche loro assolti, con l’accusa di aver aiutato ad evadere tre detenuti romeni il 21 febbraio 2013 dal carcere di Varese. Del caso di Cassano ci eravamo occupati nel servizio di Alessandro De Giuseppe “Storia di un’evasione” del 28 novembre 2017.

I reati citati erano pesanti: procurata evasione, corruzione, falso ideologico, minaccia e intralcio alla giustizia. Noi avevamo raccolto la testimonianza di Angelo Cassano, il cui racconto sembrava smentire queste accuse, che non sembravano in effetti molto credibili. L'hanno pensata così anche i giudici di Varese del “processo Alcatraz” che hanno appena assolto tutti gli imputati.

Il marchio che sei stato in galera te lo porterai sempre, anche se sei innocente, mi sono trovato dall’altra parte senza aver commesso niente”, esordisce Angelo Cassano nel suo racconto. “Quella sera io mi trovavo in porta carraia, un ufficio con vetri antiproiettile: dovevo non fare entrare persone che non fossero autorizzate”. Siamo nel carcere di Varese. Il punto da dove sono evasi i tre detenuti si trova esattamente sull’angolo opposto. Hanno segato le sbarre con una lima e hanno scavalcato i due muri di cinta. Per l’accusa li avevano aiutati gli agenti di polizia penitenziaria appena assolti.

Il tutto in un carcere in condizioni difficili. “Quando facevamo la battitura, il controllo delle sbarre, lo dovevamo fare piano perché altrimenti si rompeva il muro”, dice Angelo. “Non essendoci poi quasi mai agenti donne addette alla perquisizione, mogli, fidanzate e sorelle entravano quasi sempre senza essere perquisite”.

Ecco come è avvenuta l’evasione, incredibile, raccontata da uno dei tre, poi riarrestato in un filmato della polizia che potete vedere nel servizio che vi riproponiamo qui sotto. Dalla finestra della cella da cui sono usciti dopo aver segato le sbarre, sono arrivati al primo muro di cinta. L’evaso mostra come in 20 secondi si è arrampicato assieme agli altri lungo una grata metallica, alzato il filo di ferro e oltrepassato il muro aiutandosi con le lenzuola.

Poi c’è l’altro muro, molto più alto e in teoria sempre controllato da due torrette. “Eravamo nel panico”, racconta il ragazzo. Girano a sinistra e passano sotto una postazione di guardia, rendendosi visibili anche dalla terza postazione. "Non c’era nessuno dentro”, racconta l’evaso. “Le sentinelle a Varese non esistono, ci sono le garitte, ma vuote”, spiega Angelo.

I tre, indisturbati, mettono un cassonetto della spazzatura vicino al muro, ci mettono sopra cinque bancali di legno e un bidone di plastica, arrivano con le mani in cima, si tirano su e salgono. Salutano gridando gli altri detenuti, camminano lungo il muro. Vicino a una postazione di guardia, legano delle lenzuola e si calano fino a terra.

Le due accuse contro Cassano erano: “non aver comunicato al Direttore la sua preventiva conoscenza del piano di fuga” e “non aver segnalato il rumore delle lime che segavano le sbarre”. Entrambe non sembrano molto credibili. La seconda perché non poteva aver sentito quel rumore trovandosi dalla parte opposta della prigione. La prima? Arriva dalle accuse di un detenuto.

Sentito tre volte dalla polizia l’accusatore dice prima di non sapere nulla ma indica un agente come amico di un evaso, poi aggiunge anche il nome di un altro agente. Un anno dopo cambia ancora versione, dice di conoscere tutti i dettagli, fa il nome anche di Cassano e sostiene di averlo incontrato successivamente, fuori dal carcere, in un ristorante con anche una prostituta per organizzare una truffa. De Giuseppe va dal gestore del ristorante, che dice di non averli mai visti. Siamo i primi a chiederglielo, la polizia non è mai venuta.

Sfoglia le foto del servizio nella gallery qui sotto.

Varese, l'evasione dal carcere e le accuse poco credibili all'agente Cassano in foto

 
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Il detenuto parla anche di un certo Gigi con cui, con Cassano, dovevano fare una truffa da 70 milioni di euro. Incontriamo questo Gigi che riconosce l’accusatore ma non Cassano. Anche da lui la polizia non è mai passata.

Abbiamo chiesto ragione del tutto alla pm che ha fatto arrestare Angelo, che non ci ha risposto. Abbiamo parlato anche con il Direttore del carcere, Gianfranco Mongelli che, evitando molte domande, si è limitato a dire: “Il carcere è sicuro con i mezzi e il personale che abbiamo”.

“Sono arrivati alle cinque e mezzo del mattino, c’erano in casa mia moglie e i miei figli e questa è una cosa che non perdonerò mai”. Cassano ricorda l’arresto e poi aggiunge: “Ho rinunciato alla prescrizione, ho la coscienza pulita”. Ha fatto bene.

Guarda qui sotto il servizio “Storia di un’evasione”.

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