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Autismo, la maturità di Francesco: “Non siamo contagiosi, vogliamo amore”

Un video che dà coraggio e speranza, proprio dalla scuola in provincia di Caserta dove un mese fa è stata sfregiata una professoressa. E un (meraviglioso) progetto raccontato da Giulio Golia: “Ci vorrebbe un amico”

“L’autismo non è contagioso, noi abbiamo bisogno di amore e di integrazione”. Commuove e dà coraggio e speranza l’orale di maturità e il messaggio finale del ragazzo autistico Francesco. Dà coraggio a chi ne è affetto, ai familiari, a tutti (clicca qui per vedere il video). Come è successo con Andrea e il servizio di Giulio Golia "Autismo: ci vorrebbe un amico", che vi raccontiamo più in basso.

Coraggio e speranza arrivano da Francesco anche per un elemento in più: si è diplomato all'Istituto Bachelet-Maiorana di Santa Maria a Vico (Caserta), dove un mese fa un ragazzo di 17 anni ha sfregiato con un coltello il volto della professoressa Franca Di Blasio.

Francesco, che viene dalla provincia di Benevento, come potete vedere nel video ripreso dalla madre, prima presenta, a fianco del suo docente di sostegno Michele Vozzella, l’elaborato scritto, incentrato soprattutto sulla sua storia, che ha preparato per l’esame e che dimostra quello che ha imparato nelle varie discipline, lingue comprese.

Poi legge un messaggio rivolto a tutti, prima di dare “un cinque” alla commissione d’esame, tra lacrime e applausi di tutti, professori e compagni. Sotto potete vedere il video integrale, poi riportiamo anche per scritto la lettera finale di Francesco. Ne vale davvero la pena”.

“Sono passati 7 anni e oggi si conclude il mio percorso scolastico. Qui ho imparato tante cose e tante persone e sono dispiaciuto che tutto finisca. Voglio ringraziare il mio professore Michele, tutti i professori, i bidelli e tutti i compagni di classe, che mi hanno capito e voluto bene per quello che sono, cioè un ragazzo come loro, con gli stessi sogni per il futuro. Grazie ai miei compagni sono diventato più autonomo e sicuro di me e non ho paura di affezionarmi alle persone. Mi hanno fatto capire che esistono anche persone buone e sincere in questo mondo tanto cattivo e complicato per quelli come me. L’autismo non è contagioso, noi abbiamo bisogno di amore e di integrazione. Socializzare vuol dire esistere. È quello che la scuola ha fatto per me. Rimarrete per sempre nel mio cuore. Francesco”.

La dirigente dell'istituto Pina Sgambato ha postato sui social il video girato dalla madre del ragazzo durante l'esame. "Le lacrime del professore Vozzella sono le lacrime di tutta la scuola, siamo orgogliosi di te Francesco, ci mancherai. Possa tu vivere sempre in un mondo a colori. Proporrei la lettera finale del nostro campione come manifesto dell'autismo". Con un un post scriptum: "Mi sono permessa di condividere il video, perché, come si sente dall'audio, la sua bravissima mamma desidera che faccia il giro del mondo, in aiuto alla causa dei ragazzi speciali come Francesco!".

Facciamo fare il giro del mondo allora a questo video, se volete e potete.

Con il servizio del 24 ottobre 2017 “Autismo: ci vorrebbe un amico”, Giulio Golia ci ha raccontato la storia di un altro ragazzo autistico, Andrea, che aveva incontrato 5 anni fa per passare una giornata a Venezia con con lui, per presentare una bellissima idea.

Andrea è cambiato e sta meglio: scappa meno, non vuota più tutte le bottiglie, è meno iperselettivo sul cibo, sta buono in macchina, non fa più a pezzi ogni foglio di carta e, soprattutto, è molto più comunicativo. Grazie al costante lavoro di papà Franco si allaccia pure le scarpe, una cosa complicatissima di solito per i ragazzi autistici che hanno difficoltà con i movimenti fini. In una vita in cui il corpo spesso non risponde a quello che dice la testa, come se fosse una “macchina impazzita”.

Andrea avrebbe bisogno di una cosa, più di ogni altra: “Mi manca un amico”. Manca a tutti per chi soffre di autismo (400 mila persone in tutta Italia, quasi “invisibili”), si sta spesso solo con mamma e papà. Ecco l'idea che vogliamo presentare: papà Franco con la sua Fondazione I bambini delle fate ha dato vita a Bolzano al progetto “La banca del tempo sociale”, subito accettato da una scuola: 30 ragazzi “normali” delle superiori che diventano amici di 10 coetanei autistici e li incontrano una volta a settimana.

Li abbiamo incontrati: tutti sono felici, compresi i genitori, confrontandosi con le varie forme di autismo di questi “ragazzi speciali”, che comportano a volte l’autolesionismo, la chiusura alla comunicazione ma che hanno anche forme più lievi. Tra duetti canori, precisione incredibile nella geografia e consapevolezza assoluta dei propri problemi e delle reazioni degli altri, bulli compresi.

Il progetto di papà Franco lavora proprio su quest’ultimo aspetto, con i loro amici coetanei. E che si va anche al di là del tempo del progetto della Fondazione: per capirci, ci sono le uscite serali insieme spontanee per bere una birra e guardare un film insieme, tra amici, appunto. Tra i testimonial c’è anche il portiere del Milan, Gigio Donnarumma, 19 anni, che passa del tempo con i ragazzi autistici e che quest’anno prende la maturità anche lui, proprio come Francesco.

La cosa migliore per capire questa meraviglia, che andrebbe estesa in tutta l’Italia, è guardare il servizio che vi riproponiamo qui in basso


 

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