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News | di Beatrice Pratellesi |

Bulimia: “Nelle abbuffate non mi accorgo nemmeno di cosa mangio” | VIDEO

Anna soffre di BED, “Disturbo da alimentazione incontrollata”, che la porta a fare enormi abbuffate di cibo seguite da crisi, sensi di colpa e vergogna. Ha deciso di parlarne per far capire a tutti che “è una vera e propria malattia”

“Quando ho le abbuffate non mi accorgo nemmeno di mangiare. E nemmeno di quello che sto mangiando”. Anna, da quando aveva 19 anni, soffre di un disturbo alimentare chiamato “BED”. “È un acronimo per ‘Binge Eating Disorder’, ovvero disturbo da alimentazione incontrollata”, spiega. “È uno dei tanti disturbi alimentari, ma a differenza ad esempio della bulimia comunemente nota, dopo le abbuffate solitamente non ci sono atti compensatori, ovvero non si vomita né si prendono lassativi”.

Anna ha deciso di metterci la faccia e di raccontarci del suo disturbo e della sua sofferenza, che investe il suo corpo, il rapporto con il cibo e, alla fine, anche il rapporto con gli altri. “Voglio parlarne per far capire che il BED è una vera e propria malattia e non si tratta di una mancanza di volontà come credono in molti. La gente spesso pensa ‘sei grassa perché mangi e ti piace mangiare’, ma non è così”.

Non è così, spiega Anna, proprio perché nelle abbuffate, che descrive come delle vere e proprie crisi, non riesce nemmeno a gustarsi il cibo che mangia. “In quei momenti non penso a niente. È come se non fossi io e al mio posto ci fosse un’altra persona. Penso solo a finire quello che ho davanti e a estraniarmi da tutto quello che mi sta attorno”. Durante queste abbuffate, di cui Anna ha sofferto fino a cinque anni fa, mangiava quantità impressionanti di cibo in pochissimo tempo. “Rientravo a casa e portavo due buste della spesa di alimenti salati e dolci. Patatine, panini, biscotti, di tutto. Poi mi nascondevo in camera e nell’arco di un’ora, al massimo due, avevo divorato tutto quello che c’era. Nessuno mi doveva vedere mentre mangiavo”. Finiti questi momenti ad Anna rimane “un senso di vuoto, di vergogna. Mi sento in colpa e mi faccio schifo. Vorrei vomitare ma non riesco”. Così non le resta che sfogarsi con il pianto, mentre promette a se stessa che non lo farà più, che vuole cambiare. “Ma poi, basta un motivo, un episodio anche banale, e ci si ricasco”.

Sì, perché i motivi che fanno scattare queste crisi, per Anna, possono essere “qualsiasi cosa”. “L’elemento scatenante può essere o il dolore o la gioia. Una litigata banale con mio marito la trasformo nella mia testa in un litigio furibondo senza una fine possibile”. Anna si rifugia così nel cibo, che “è l’unica cosa che non mi critica, non mi giudica”.

E quando capita qualcosa di bello? “In quel momento devo festeggiare con il cibo, perché il cibo mi sta vicino, come un amico”. Un amico però, dice Anna, verso cui si provano emozioni molto contrastanti. “Da un lato lo vedo come un amico, però dall’altro lato capisco che questo amico mi sta facendo del male. E allora provo disprezzo, rancore”. Disprezzo che Anna prova anche nei confronti del proprio corpo, che vede come “qualcosa che non mi appartiene, l’involucro di un altro corpo”.

Un corpo che non è stato sempre così, racconta. “Quando avevo 19 anni ero perfetta. Ero normopeso e stavo benissimo con me stessa. Ora ho 41 anni, 70 chili di troppo e voglio tornare la persona che ero”. Tutto è iniziato dopo che, quando era ragazza, ha dovuto assumere dei farmaci. “Sono ingrassata 15 chili in un mese. Da lì ho iniziato a prendere e perdere peso di continuo, fino a che con gli anni sono entrata in questo tunnel”.

Quale potrebbe essere, nel suo caso, il motivo alla base di tutto? “Mi baso troppo su cosa pensano gli altri”, dice Anna, che ha provato a uscirne inizialmente con “varie diete che però non sono servite a nulla, perché se non si cura prima il disturbo psicologico non se ne uscirà mai”. Così cinque anni fa Anna viene ricoverata in una clinica, dove resta giorno e notte per sette mesi. “Stavo meglio, ma quando sono uscita, col tempo, sono peggiorata di nuovo, anche se le vere e proprie abbuffate non le faccio più. Però lo so che non ne sono ancora uscita del tutto. Quando mangio troppo mi sento in colpa, so di sbagliare, ma non è una questione di mancanza di volontà. È questo che vorrei far capire alle persone. Magari qualcuno ascoltandomi si riconoscerà e capirà di avere un disturbo che è prima di tutto psicologico e non una semplice mancanza di volontà nel seguire una dieta”.

“Un domani spero di poter dare un pugno in faccia a tutti quelli che non hanno creduto in me, che hanno pensato che lo facessi apposta, e dire a chi soffre di BED: ‘Eccomi, ce l’ho fatta e potete farcela anche voi, non fatevi abbattere da quello che pensano gli altri’”.

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