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Bombe italiane sui civili in Yemen: l'accordo segreto

Un gioco delle parti con Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti permetterebbe di aggirare la legge che vieta in Italia di esportare armi a Paesi come l’Arabia Saudita impegnati in un conflitto (nella guerra in Yemen in questo caso) e che violano i diritti umani. Ecco i nostri servizi sul caso

Si torna a parlare delle bombe italiane vendute all’Arabia Saudita che continuano a uccidere civili in Yemen, un caso di cui le Iene si sono occupate con più servizi nel 2016 che vi riproponiamo tutti qui in basso.

Il Fatto Quotidiano cita un accordo segreto che permetterebbe a Germania e Italia, attraverso Gran Bretagna e Stati Uniti, di aggirare il divieto di vendere armi al governo di Riad impegnato in prima linea nella guerra in Yemen.

L’Italia, secondo la legge 185 del 1990, non potrebbe vendere armi a Paesi in guerra e che violino i principi delle Nazioni Unite e i diritti umani (cosa che proprio secondo l’Onu i Sauditi fanno in Yemen) . L'Italia, inoltre, come scritto esplicitamente nell'articolo 11 della nostra Costituzione "ripudia la guerra". Anche la Germania intanto ha bloccato ufficialmente l’export di armi all’Arabia Saudita dopo l’uccisione dell’oppositore Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul due mesi fa.

Tutto passa attraverso l’Rwm Italia, con sede in Sardegna e di proprietà del colosso tedesco degli armamenti Rheinmetal. Un accordo riservato del 29 novembre 2012 prevede una fornitura di 63,2 milioni di euro di armi entro giugno 2017 alla Raytheon britannica, succursale della casa madre americana, altro colosso del settore, che ha un accordo diretto con il ministero della Difesa saudita.

In pratica, la casa madre tedesca e la sua succursale italiana in Sardegna venderebbero armi a una succursale inglese e così alla casa madre americana, che non hanno vincoli e vendono poi direttamente all'Arabia Saudita. La legge italiana prevederebbe però che sia sempre indicato “l’utilizzatore finale” delle armi, che non può essere un Paese in guerra. Di fatto così la legge verrebbe aggirata: l’utilizzatore finale delle bombe Mk83, prodotte in Sardegna è un Paese impegnato in una guerra, che spesso le sgancia con gli aerei sui civili dello Yemen, nella guerra civile che dal 2015 lo vede fronteggiare gli Houthi filoiraniani insanguinando il sud della penisola araba.

Stando ai dati del 2017 le autorizzazioni per la vendita di armi sono ancora per 51,9 milioni verso l’Arabia Saudita e per 1,513 miliardi per il Regno Unito (il secondo Paese in assoluto dove esportiamo le armi, dopo il Qatar con 4,221 miliardi).

Nel 2015, quando la guerra è iniziata, abbiamo venduto 258 milioni di euro in armi all'Arabia Saudita e un miliardo e 300 milioni di euro alla Gran Bretagna, che ha comprato dall'Italia il 500% di armi in più rispetto all'anno precedente. Tutto un caso, vista la triangolazione internazionale, che fa passare dalla Gran Bretagna le armi prodotte in Italia che poi finiscono all'Arabia Saudita?

Di questo caso ci siamo occupati nello specifico più volte a Le Iene. Guardate qui sotto i servizi di Dino Giarrusso sulle bombe italiane usate nella guerra in Yemen (con la prova, tra l’altro, di alcune ritrovate inesplose, la partenza degli aerei, la tentata visita nell’azienda che le produce in Sardegna e i tentativi di giustificazione dei politici): Dove finiscono le bombe italiane?, L'Italia ha le mani sporche di sangue e la successiva puntata di una settimana dopo e Bombe e bambini.

 

 

 

 

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