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Imprenditore anti camorra: “Mi tolgono la scorta”. Il nostro servizio

Benedetto Zoccola non ha voluto pagare il racket e ha aiutato gli inquirenti: ha fatto arrestare un boss di Mondragone (Caserta) e altre 70 persone. È stato sequestrato, pestato, gli hanno messo una bomba a casa. Non è bastato perché rimanesse sotto completa protezione 

Ha fatto arrestare un boss della camorra e contribuito all’arresto di altre 70 persone. Eppure questo non basta a un cittadino che ha avuto sempre il coraggio di non pagare e di denunciare il racket ad avere una protezione completa da parte dello Stato.

Mi tolgono la scorta, ma io non mi arrendo e resto a Mondragone”, dice Benedetto Zoccola, che è stato anche assessore all’Ambiente e vicesindaco del paese del Casertano e del cui caso ci siamo occupati nel dicembre 2016 con un servizio di Roberta Rei.

Gli sono stati appena tolti i militari che sorvegliavano la sua casa e il servizio di scorta è stato limitato agli spostamenti solo in Campania (già a 13 chilometri di distanza, nel Lazio, non è più coperto da alcuna forma di protezione).

Benedetto, come racconta alla Iena Roberta Rei nel servizio che vi riproponiamo qui sotto, nel 2012 voleva costruire alcune case su un terreno di proprietà della famiglia. Arrivano le prime intimidazioni e lui denuncia. Viene sequestrato, portato fuori dal paese e pestato a sangue da quattro uomini, che lo avvertono: “Se vuoi costruire devi darci 50 mila euro”.

Dopo il pestaggio, l’imprenditore viene abbandonato delle campagne. Corre nel buio, in pieno panico, fino a quando raggiunge la caserma. “Mi vogliono ammazzare”, riesce solo a ripetere per molte ore e giorni. Lo choc lo perseguiterà a lungo. Ma non si arrende, Collabora con gli inquirenti e accetta di registrare gli incontri con i camorristi, compreso quello con Americo Di Leone.

Proprio grazie a questa sua collaborazione, il boss viene arrestato nel dicembre 2012. Passano 15 giorni e Benedetto viene pestato di nuovo. Da allora era rimasto sotto scorta, con i militari che sorvegliavano la sua casa. Fino a oggi.

Nel gennaio 2015 gli mettono una bomba sulla finestra. Sopravvive, ma perde la vista sul lato destro e l’udito da quel lato. Ha un crollo, vuole andarsene da Mondragone. La fidanzata Lucia dice no: “Restiamo, non è giusto, che facciamo: lasciamo qui solo i criminali?”.

Non gli è stato riconosciuto lo status di “testimone di giustizia”, è solo un cittadino che ha denunciato . La scorta quindi gli veniva rinnovata ogni sei mesi. “Ma che senso ha lasciare una persona, che ha dichiarato guerra alla camorra e che non ha alcuna intenzione di smettere, nella precarietà di una protezione a breve scadenza?”, chiedeva la nostra Iena alla fine del servizio.

Può andare pure peggio: possono toglierti quella protezione, come è appena successo.

Guarda qui sotto il servizio “Benedetto contro la camorra”.

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