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Caporalato: 12 braccianti africani morti a Foggia. L'inchiesta de Le Iene

In tutto sono 16 i braccianti extracomunitari morti in incidenti sui camioncini dei caporali in tre giorni nel Foggiano. Arruolati per i campi alla giornata, al nero e pagati una miseria, come in tante zone del Sud. Vi raccontiamo il caporalato con l’inchiesta di Luigi Pelazza, tra italiani e immigrati pagati un euro e mezzo l’ora 

Avevano passato la giornata a raccogliere pomodori arruolati da un caporale, come abitudine in troppi settori della coltivazione di frutta e verdura al Sud, nonostante la legge contro il caporalato di due anni fa. Erano stipati su delle panchine improvvisati sul retro di un furgoncino con targa bulgara: dopo un frontale con un Tir sono morti in 12, allo svincolo per Ripalta, tra Lesina e San Severo, nel Foggiano. Erano tutti migranti arrivati dall’Africa, pagati una miseria, al nero e alla giornata.

Sabato scorso, 1° agosto, la stessa tragica scena tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri, sempre nel Foggiano, un incidente, quattro braccianti agricoli extracomunitari morti.

Secondo un rapporto della Cgil, in Italia ci sono 130 mila persone che nell’agricoltura vivono e lavorano in condizioni ai limiti dello schiavismo, la gran parte sono vittime del caporalato. E non si tratta solo di immigrati, ci sono anche molti italiani. Tutti sono costretti ad accettare uno sfruttamento del lavoro medievale, alla faccia di ogni diritto, contributi e tasse (perché usando lavoro nero i proprietari non pagano neanche quelle).

Vengono caricati su un camioncino, magari nella piazza del paese, all’alba dal “caporale”, l’uomo incaricato dal padrone di sceglierli e portarli nei campi.
Per mostrarvi quanto sia concreta questa realtà, ecco qui sotto cosa abbiamo documentato nell’inchiesta di Luigi Pelazza in Sicilia del 2016 dove abbiamo incontrato lavoratori italiani e stranieri, giovanissimi e sessantenni, neopapà e nonni, che lavorano per un euro e mezzo l’ora.
 

 

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