G8, la procura della Corte dei Conti chiede 8 milioni ai poliziotti per i pestaggi della Diaz
Chiesti 5 milioni per danno d’immagine e 3 milioni per danni patrimoniali a 27 poliziotti e ex poliziotti per i pestaggi avvenuti nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. La nostra intervista a Arnaldo Cestaro, l’uomo che ha fatto condannare l’Italia per tortura
La procura della Corte dei Conti della Liguria ha chiesto un risarcimento di oltre 8 milioni di euro a 27 poliziotti ed ex poliziotti per i pestaggi avvenuti nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Il violento blitz della polizia, che entrò di notte nella scuola dove dormivano i manifestanti, provocò 60 feriti. A essere citati sono i dirigenti e funzionari dell’epoca, che per la procura dovranno risarcire 3 milioni per danno patrimoniale indiretto (i risarcimenti alle parti civili pagati dal ministro dell’Interno e le spese legali) e altri 5 milioni per danno d’immagine.
Per i pestaggi avvenuti alla scuola Diaz nella notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, il procedimento penale si è concluso in Cassazione nel luglio 2012 con alcune condanne e numerose prescrizioni. Noi, nell’aprile 2015, abbiamo intervistato Arnaldo Cestaro, l’uomo che, facendo ricorso assieme ad altre vittime del G8 di Genova alla Corte di Strasburgo, ha fatto condannare il nostro paese per il reato di tortura. Proprio in seguito a quei tragici eventi e alla condanna della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, è stata introdotto nel nostro paese il reato di tortura, approvato nel luglio 2017.
“Ho fatto solo il mio dovere di cittadino”, commenta Arnaldo nell’intervista che potete vedere qui sotto. Quella notte, tra i manifestanti che dormivano nella scuola Diaz, c’era anche lui, all’epoca 62enne. “Eravamo gente pacifica che veniva da tutta Europa”, racconta Arnaldo. “Quando la polizia è entrata stavo dormendo. Poi ho sentito un trambusto, credevo ci fossero i Black Bloc. Quando ho visto i manganelli ho scoperto che era la nostra polizia, che doveva difenderci e invece ci ha attaccato”.
Il ricordo di quella notte, delle violenze che ha visto e subito, a distanza di 15 anni è ancora chiaro nella sua mente. “Sputi, manganelli, c’era sangue dappertutto. Manganellavano tutti quelli che passavano, i ragazzi urlavano, chiamavano la mamma in francese, tedesco, inglese, italiano. Ho visto delle cose che non auguro a nessuno. Non dimenticherò mai le ragazze prese per i capelli e tirate come fossero cadaveri da buttare”.
Guarda qui sotto l’intervista all’uomo che ha fatto condannare l’Italia per le torture del G8 del 2001.