Giornata contro la pena di morte. Quando Golia era andato in California
I dati di Amnesty International delle condanne a morte ed esecuzioni registrano un globale andamento verso l’abolizione. Noi vi riproponiamo quando Giulio Golia era andato a Sacramento (California) a chiedere perché gli Stati Uniti avessero ancora la pena di morte.
Oggi, 10 ottobre 2018, è la Giornata Mondiale contro la pena di morte. Secondo Amnesty International, alla fine del 2017 sono 106 i Paesi che hanno abolito la pena di morte per legge per ogni reato, mentre sono 142 i Paesi che l’hanno abolita per legge o nella pratica.
I dati confermano un globale andamento verso l’abolizione della pena di morte. Resta impressionante però il dato che vede solo quattro Paesi come responsabili dell’84% di tutte le sentenze capitali registrate nel 2017. Sono l’Iran, che da solo è responsabile del 51% delle esecuzioni registrate, l’Arabia saudita, l’Iraq e il Pakistan. Non sono comprese le condanne a morte ed esecuzioni in Cina, perché i numeri non sono divulgati perché considerati “segreto di Stato”.
Al 31 dicembre 2017, sempre i dati di Amnesty International, sono 56 i Paesi a mantenere in vigore la pena capitale.
Nel 2000 il nostro Giulio Golia, vestendo i panni di “Toto Fattazzo”, era andato dal governatore della California, a Sacramento, per esprimere in maniera inequivocabile la sua opinione sulla pena di morte con una semplice domanda: “Perché?”.
Nel 2017 sono ancora 31 gli stati degli Usa ad aver mantenuto la pena capitale. Di questi, riporta Amnesty International, “11 non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni”. Tra questi anche la California, dove alla fine del 2017 i detenuti nel braccio della morte erano 746.
La nostra Iena, non essendo possibile parlare direttamente con il governatore, aveva incontrato Fran Clader, responsabile dell’ufficio di Criminal Justice Planning.
“Perché negli Stati Uniti avete la pena di morte?”, ha chiesto il nostro “Toto Fattazzo”. “Non so se ci sono prove che la pena di morte funzioni come deterrente, ma ciò che conta è che i condannati a morte hanno commesso i crimini più efferati”.
La risposta non ci ha, naturalmente, soddisfatti. Così, all’insistente e inimitabile “perché” della nostra Iena, la responsabile ha ammesso di non “essere preparata per rispondere alla domanda”. E alla fine, anche Fran Clader si chiedeva, insieme a noi: “Perché?!”.