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Glifosato, la no-profit Avaaz vince in tribunale contro la Monsanto

 La multinazionale Monsanto avrebbe potuto ottenere persino i dati di chi aveva firmato petizioni contro l'utilizzo dell'erbicida

“È incredibile, abbiamo battuto la Monsanto!”. Emma Ruby-Sachs, vicedirettrice della no-profit Avaaz, la piattaforma di petizioni su internet, esulta per il risultato dell’udienza tenutasi ieri davanti alla Corte Suprema di Manhattan contro Monsanto. La multinazionale di biotecnologie agrarie, recentemente acquisita dalla tedesca Bayer, aveva infatti recapitato ad Avvaz un ordine di esibizione, chiedendo  qualunque documento legato alle campagne contro l'utilizzo dell'erbicida. Richiesta che avrebbe potuto portare la no-profit con sede a New York perfino a dover consegnare i dati sui sottoscrittori di petizioni e donatori della sua piattaforma. 

L’erbicida, definito nel 2015 dall’Organizzazione mondiale della sanità una sostanza “probabilmente cancerogena”, è alla base del prodotto della Monsanto “Roundup”. Nonostante le polemiche e i tentativi di bloccarne l’uso, per cui Avaaz è da anni in prima linea, il glifosato resta uno degli erbicidi più diffusi al mondo. Con Gaetano Pecoraro vi abbiamo raccontato, in tre servizi, i possibili gravi danni che questa sostanza può portare alla salute. Nonostante le polemiche e le proteste, il 12 dicembre 2017 l’Unione europea ha approvato l’uso del glifosato per altri 5 anni. In Italia l’uso di questo erbicida è vietato nelle aree frequentate dalla popolazione ma in agricoltura viene ancora utilizzato, anche se molto meno che in altri paesi.

Proprio attorno all’uso di questo erbicida si gioca la lotta tra Avaaz e Monsanto. L’ordine di esibizione ricevuto dalla no-profit è stato emesso come parte della causa “Peterson v. Monsanto”, che vede coinvolti due uomini che sostengono di essersi ammalati di tumore per l’esposizione al Roundup.

Recentemente, la multinazionale di biotecnologie agrarie è stata condannata a risarcire con 289 milioni di dollari un giardiniere americano che l’ha denunciata sostenendo che il Roundup abbia contribuito a farlo ammalare di un tumore, ora terminale. Una sentenza storica, stabilita dal giudice di San Fransisco, secondo il quale la Monsanto non avrebbe adeguatamente avvertito sui rischi nell'uso dell’erbicida contenente glifosato.

Ieri, un’altra battuta d’arresto per la multinazionale. “Il giudice ha detto alla Monsanto che ciò che stavano portando avanti era anti democratico e un tentativo di ‘soffocare’ le voci dei nostri membri e dei cittadini impegnati nella battaglia. La Monsanto potrebbe fare ricorso, ma sarebbero matti ad affrontare di nuovo questa incredibile comunità di quasi 50 milioni di persone”, ha commentato la vicedirettrice di Avaaz Emma Ruby-Sachs.

Qui in basso potete vedere i tre servizi di Gaetano Pecoraro dedicati all’uso del glifosato in agricoltura. Nel primo, dell’1 novembre 2016, “L’erbicida nuoce alla salute del mondo?”, vi abbiamo mostrato alcuni bambini di varie zone del mondo con patologie drammatiche che sono stati a contatto con questo erbicida. È una sostanza “non selettiva”: distrugge tutte le piante con cui viene a contatto, per questo viene usato solo nelle coltivazioni geneticamente modificate, le uniche che riescono a resistergli.

 

 

Nel secondo servizio, del 15 novembre 2016, abbiamo documentato quanto glifosato viene usato in Italia, dal nord alla Sicilia. Ne troviamo tracce non solo nell’acqua potabile, ma anche negli alimenti, soprattutto nella pasta.

 

 

Nel terzo servizio, del 17 dicembre 2017, “L’Europa decide di non essere ecologica”, vi abbiamo raccontato la storia di Théo, 10 anni, operato 52 volte. Vive dalla nascita con gravi malformazioni interne, ricondotte da un medico al glifosato. Siamo andati a trovarlo nelle campagna francese vicino Lione. Proprio in quel campo la madre, senza conoscerne gli effetti (sul prodotto non erano indicati in alcun modo), ha usato glifosato mentre era incinta.

 

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