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Ilaria Alpi: tre milioni di risarcimento per Hashi, dopo 16 anni di galera da innocente

Il somalo Hassan era già stato assolto nel 2016. E il mistero dell'omicidio della giornalista e dell'operatore Miran Hrovatin 24 anni fa in Somalia resta ancora più aperto

 

Questa è la storia di un resistente, che non si è mai arreso: Omar Hashi Hassan, condannato 18 anni fa per l’omicidio dei giornalisti Rai Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, che si è sempre proclamato innocente, è ora libero, riabilitato e risarcito. Prima ha scontato 16 anni di carcere, poi, nel 2016, è stato assolto con la revisione del processo per “non aver commesso il fatto”. Infine, oggi, la corte di Appello di Perugia ha disposto in suo favore un risarcimento di oltre tre milioni di euro: 500 euro di risarcimento per ogni giorno di ingiusta detenzione.

Lo avevano fatto arrivare in Italia con un tranello. Lo avevano fatto accusare da un testimone pagato per mentire. Lo avevano prima assolto e poi condannato a 26 anni di carcere per l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, gli inviati Rai assassinati a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Ad accusarlo un teste, Gelle, il fantasma scomparso nel nulla dopo aver rilasciato alla polizia giudiziaria una semplice dichiarazione. Una condanna pesante, 26 anni, nonostante si sapesse che il teste d’accusa su cui si poggiava la condanna, mai si era presentato in tribunale per confermare le sue accuse.

Omar Hashi Hassan ha scontato 16 anni di carcere in Italia, da innocente, sostenuto dai suoi avvocati e da Luciana Alpi, Mamma Alpi, che mai ha creduto alla colpevolezza di questo ragazzone invecchiato nelle nostre galere. Nel 2015 il nostro Giulio Golia, con uno dei suoi servizi, aveva sollevato il caso, ricordando come, lo stesso accusatore di Hashi, avesse confessato in una telefonata a un giornalista della Bbc, che aveva registrato tutto, di essere stato pagato per accusare un innocente. All’epoca del servizio l’Ambasciatore Cassini, artefice del tranello che avrebbe portato Hashi in Italia, pur dichiarando ai nostri microfoni di esser convinto della colpevolezza di Hashi aveva sostenuto che, in fondo, un banditesco somalo poteva vivere meglio da carcerato in Italia che da piccolo delinquente in Somalia.

Eh già, perché il cuore di questa storia sta tutto qui: se ad uccidere i due giornalisti fosse stato un bandito di strada non ci sarebbero misteri, segreti e inconfessabili verità.

Caso chiuso con il colpevole perfetto e niente indagini su traffici internazionali e complotti contro la verità. Poi, finalmente una giornalista di Chi l’Ha visto? è riuscita a incontrare e intervistare il falso testimone rendendo inevitabile la revisione del processo e la scarcerazione di Hashi. Una vicenda tristissima che oggi si chiude con un inevitabile risarcimento milionario. Insomma , il caso Alpi Hrovatin, a 24 anni dal delitto, è ancora aperto, come avevamo scritto anche 10 giorni fa nell'anniversario dell'omicidio.

Luigi Grimaldi

 

Guarda qui sotto il nostro servizio del 26 marzo 2015.

 

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