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La Cassazione contro Saguto, la giudice che faceva affari con i beni confiscati alla mafia

Il pg: “Via dalla magistratura”. Ecco cosa aveva scoperto la nostra Iena Matteo Viviani sull'antimafia a Palermo

“Via dalla magistratura”. Il procuratore generale della Cassazione, Mario Fresa, ha chiesto la rimozione dall'ordine giudiziario alla sezione disciplinare del Csm la sanzione più severa per il giudice Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, che era stata già sospesa da oltre due anni dalla funzioni e dallo stipendio. Contro di lei ci sono oltre 30 incolpazioni disciplinari e a Caltanissetta è sottoposta a procedimento penale.

Tra le accuse c'è quella di aver "usato la qualità di presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo per instaurare indebiti rapporti personali con amministratori giudiziari di compendi sequestrati dal medesimo tribunale" al fine di "conseguire vantaggi ingiusti per sé e i suoi familiari", anche per "tamponare la situazione critica in cui versava il suo nucleo familiare a fronte di un tenore di vita tutt'altro che congruo rispetto alle entrate ufficiali".

In pratica, avrebbe gestito in maniera parecchio, troppo, disinvolta i beni confiscati alla mafia con assegnazioni di incarichi a un ristretto gruppo di “fedelissimi”, ricavandone entrate improprie e ricambiando le sue persone di fiducia con soldi, regali e favori.

La nostra Iena si Matteo Viviani si è occupato più volte di inefficienze e favori indebiti nell'assegnazione di beni confiscati alla mafia. Guarda l'ultimo servizio del 5 dicembre 2017 dedicato al tema “Il fallimento dell'antimafia” sulla famiglia Cavallotti, in cui si parla anche di Silvana Saguto.

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