La tipografia potrà tenersi per sempre il mezzo milione ricevuto per sbaglio
Il reato è stato prescritto, l'azienda nel frattempo ha chiuso
Ricordate l'incredibile storia della tipografia in provincia di Venezia, che ha incassato mezzo milione di euro per un errore fatto dall'ufficio scolastico? La proprietaria della tipografia, che era accusata di appropriazione indebita, non dovrà restituire nemmeno un centesimo. Il reato è stato prescritto, e il giudice monocratico di Venezia Francesca Ardita ha dovuto dichiarato il non doversi procedere.
Questo il fatto, che ci aveva raccontato la Iena Alessandro De Giuseppe lo scorso aprile. Un ufficio scolastico veneto otto anni fa aveva ordinato a una tipografia 2000 buste di carta e 1000 cartoncini, per un valore di 253,68 euro. La signora manda tutto, e non solo scrive l'importo in euro, ma anche il corrispettivo in lire di 491.192, nonostante dal 2002 sia vietato scriverlo sulle fatture. Così il provveditorato scambia le lire per euro e le accredita 491.000 euro. La signora incassa e dopo un po' dichiara il fallimento della tipografia.
Dopo due anni dall'avvenuto pagamento finalmente qualcuno si chiede: ma davvero abbiamo pagato per qualche busta mezzo milione di euro? Parte la richiesta di restituzione dei soldi, ma ormai è troppo tardi. La signora dice di averli spesi per ripianare dei debiti e dopo un po' la tipografia è fallita e non c'è più niente da sequestrare. La Iena è andata dai responsabili del clamoroso errore per capire cosa effettivamente fosse successo. Prima chiede conto a Domenico Martino, dirigente dell'ufficio scolastico della provincia di Venezia, che ha materialmente effettuato il pagamento. Ma lui dice che non ha modo di vedere cosa stia pagando, quindi rimanda al dirigente responsabile del procedimento dell'ufficio regionale. Che ammette: "L'errore è stato fatto, io ho firmato". E aggiunge: "non ho neanche guardato la cifra". Già, perché anche lui rimanda a una terza persona, e cioè la signora dell'amministrazione che ha materialmente commesso l'errore. E cioè è stata lei ad avere confuso il valore in lire con quello in euro. Al nostro De Giuseppe la mette così: "Quello che mi ha tratto in inganno è che al posto del punto c'era la virgola nella cifra in lire (491.192,00)".
La signora dell'amministrazione fa notare però che chi ha ricevuto i soldi lo ha fatto in malafede. Persino la banca, quando ha visto l'ammontare del bonifico, ha chiamato la tipografia per chiedere conferma della correttezza dell'operazione. E la signora ha confermato. Barricata in casa, la Iena è riuscito a raggiungerla solo telefonicamente. In lacrime, la proprietaria della tipografia, che nel frattempo ha chiuso, ha risposto: "E' una vicenda mia personale. Mi lasci in pace". Ora, per l'avvenuta prescrizione, sarà lasciata in pace anche dalla giustizia. E così il mezzo milione di soldi pubblici non saranno mai più restituiti.
Guarda qui sotto il servizio della Iena Alessandro de Giuseppe.