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Scontro sulla legittima difesa. Ecco due casi a confronto

I 5 Stelle frenano sull’ampliamento della legittima difesa e della possibilità di avere armi voluta dalla Lega. Noi con Giulio Golia abbiamo messo due casi a confronto, quelli di Graziano Stacchio e di Ermes Mattielli, finiti in maniera opposta in Tribunale

Più spazi alla legittima difesa e alla possibilità di possedere armi: il governo si divide sul cavallo di battaglia di Salvini, con i 5 Stelle che frenano decisamente.

“No alla liberalizzazione delle armi”, dichiara il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (M5S), che rivendica la competenza sul tema rispetto appunto al ministro dell’Interno Matteo Salvini, vicepremier e segretario della Lega. “Difendersi in casa propria senza se e senza ma è un diritto sacrosanto”, gli replica il leader leghista.

Intanto sul tavolo della Commissione Giustizia del Senato sono arrivate ufficialmente cinque proposte di legge, che vanno tutte in una direzione simile a quella sostenuta da Salvini: una è proprio della Lega, due sono di Forza Italia, una è di Fratelli d’Italia e una è di iniziativa popolare. 

Nel servizio di Giulio Golia "Quando uccidere non è reato?" ci siamo interrogati anche noi de Le Iene proprio sui limiti della legittima difesa, raccontatovi due casi che hanno avuto esito opposto con la legge attualmente in vigore.

Il primo è quello di Graziano Stacchio, per cui l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa è stata archiviata nel 2016 e che non ha subito quindi conseguenze legali. L'anno prima aveva visto tre rapinatori che sparavano verso un gioielliere, Roberto Zancan, in un tentativo di rapina vicino la sua stazione di benzina nel Vicentino. Graziano è intervenuto e, rispondendo al fuoco con il fucile, ha ferito a morte nella sparatoria uno dei rapinatori.

Diverso l’esito per Ermes Mattielli, che nel giugno 2006, sempre in provincia di Vicenza, sparò 14 colpi su due ladri disarmati che erano entrati nel suo magazzino. Mattielli, che aveva subito molti furti, è morto il 5 novembre 2015 per un infarto: un mese prima, il 7 ottobre, era stato condannato a 5 anni di carcere e a un risarcimento di 130 mila euro alle vittime.

“Quella notte è suonato l’allarme, mi sono recato nel magazzino. Me li sono ritrovati a tre, quattro metri. Per la paura e l’esasperazione ho sparato tutti quei colpi”, ci ha raccontato. “Mi sono difeso e basta”.

“Chi si difende dentro la propria casa e la propria attività, da chiunque sia, che sia armato o non armato, fa bene”, sostiene il gioielliere Zancan mentre lo accompagniamo proprio da Mattielli (a cui con Stacchio dà il proprio sostegno, anche economico). “Io depongo armi e rabbia quando lo Stato mi mette nelle condizioni per lavorare in tranquillità”.

Per chiarire il punto di vista del Diritto attuale in tema di legittima difesa, abbiamo intervistato prima l’avvocato Tognolo che ci ha spiegato la casistica, poi il professor Gatta dell’Università di Milano. “La legittima difesa ha senso perché ti si permette di agire anche un secondo prima”, dice. “Ma il problema è quanto prima agisci. Il pericolo deve essere imminente. La legittima difesa non può essere concepita come una giustizia privata. La giustizia è pubblica”.

Guarda qui sotto il servizio di Giulio Golia sulla legittima difesa del 26 ottobre 2015 (poi riproposto in replica).

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