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Mariam, pestata e uccisa dalle bulle in Inghilterra: il pm vuole il nostro video come prova

Il punto sulle indagini italiane e inglesi sulla morte della ragazza italiana, che noi de Le Iene vi abbiamo raccontato per primi

 

Anche la procura di Roma indaga sulla morte a Nottingham in Inghilterra, il 14 marzo, dopo tre settimane di coma, di Mariam, la ragazza italiana pestata a calci e pugni su un autobus da un gruppo di bulle. Per farlo vuole acquisire come prova anche il filmato de Le Iene, andato in onda domenica scorsa. Con Pablo Trincia eravamo stati i primi a dare la notizia dell’identità e della nazionalità della ragazza sul nostro sito. Domenica in onda abbiamo raccontato più ampiamente questa terribile storia.

La procura di Roma indaga anche sull’operato dei medici inglesi. Mariam Moustafa il 20 febbraio, dopo essere stata aggredita, era stata portata al pronto soccorso e, nonostante lamentasse forti dolori alla testa, era stata rimandata a casa. La mattina dopo era in coma. Non solo, la ragazza, di origini egiziane, nata a Roma e cresciuta a Ostia fino al 2013 quando la famiglia si era trasferita in Inghilterra (“per far studiare lì i figli in inglese”), era in cura fin da piccola per una malformazione cardiaca. L’ipotesi degli inquirenti italiani è che i medici inglesi abbiano quanto meno sottovalutato le sue condizioni. La ragazza già in ottobre aveva lanciato un allarme proprio per questo, come potete vedere nel video trasmesso nel servizio, che vi riproponiamo in basso (qui sotto ne potete vedere un frame).

 

 

La polizia inglese intanto ha identificato sei delle ragazze che la avrebbero picchiata, tutte tra i 16 e i 17 anni, già con precedenti per atti di bullismo. Una di loro, Teesha, era stata fermata ed è stato poi messa in libertà su cauzione. Come movente viene escluso “l’odio razziale” mentre prende piede quello della gelosia di una delle bulle.

“Dopo l’aggressione sul bus Mariam è andata in ospedale a Nottingham, dove dopo diverse ore di attesa le hanno detto che poteva tornare a casa. Alle 2.30 siamo tornati in casa e lei è andata a dormire. Al mattino la sorella l’ha trovata boccheggiante su letto, completamente blu in volto e non riusciva a parlare”, ci ha detto la madre Nasreen. Proprio in quei giorni, tra l’altro, Mariam aveva festeggiato la notizia di essere stata ammessa alla facoltà di Ingegneria.

 

 

Nel servizio andato in onda si parte da un video girato da una delle bulle (anche in questo caso ne potete vedere un frame qui soprea), diffuso poi su internet e diventato virale. Si vede un ragazzo con cui si trovava Mariam che cerca di difenderla. Mariam era stata già aggredita in agosto dalle bulle assieme alla sorella, in un parco.

“Alcune di quelle ragazze avevano rotto la gamba di Mariam e riempito di pugni la sorella più piccola, Mallak, di 15 anni. Una sera di una settimana fa hanno anche tirato delle uova contro la nostra porta di casa”. A parlare è la madre Nasreen, che ha anche un altro figlio di 12 anni. Qui sotto potete vedere l’immagine di Mallack dopo l’aggressione. Il pestaggio era avvenuto, secondo il racconto di Mallak, tra insulti pesanti, anche per la pelle bianca e per la religione.

 

 

Abbiamo cercato di ricostruire l’accaduto. Le ragazze della baby gang credevano che Mariam fosse “Black Rose”: da un profilo del social network Snapchat con questo nome sarebbero partite offese verso una delle ragazza della “banda”. Secondo la testimonianza di una ragazza di Nottingham raccolta da Pablo Trincia, la lite potrebbe essere nata perché una delle componenti della baby gang, Teesha (riconoscibile nel video), quella fermata e poi rilasciata, si sarebbe arrabbiata perché avrebbe visto assieme a Maruiam l’amico e compagno di scuola di Mariam, che le piaceva, che compare nel video diventato virale e che abbiamo intervistato, anche se lui non ha voluto comparire in viso. Magari le due cose potrebbe essere collegate.

Click here for the English version.

Guarda qui sotto il servizio di Pablo Trincia andato in onda domenica 18 marzo.

 

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