> External link Facebook Facebook Messenger Full Screen Google+ Instagram LinkedIn News mostra di più Twitter WhatsApp Close
News |

Matteo Salvini vuole limitare la cannabis light?

Le Iene sono entrate in possesso della circolare del ministero dell’Interno che fa rientrare nelle “sostanze stupefacenti” una bella fetta delle infiorescenze della canapa presenti sul mercato. Una bella grana per i venditori (e i consumatori)

Il ministero dell’Interno interviene sulla cannabis light, un mercato che sta registrando un vero e proprio boom, e lo fa con una circolare che potrebbe anticipare un intervento in termini restrittivi. Nella circolare, datata 31 luglio 2018 e di cui Le Iene sono entrate in possesso, le “infiorescenze della canapa” con tenore superiore allo 0,5% di THC (il principio attivo della cannabis) sono inserite nella nozione di “sostanze stupefacenti”. E quindi di fatto una droga, che per chi la commercializza significherebbe rientrare nelle sanzioni previste dal quadro normativo del testo unico 309 del 1990 che disciplina gli stupefacenti e le sostanze psicotrope. E quindi ricadrebbe nel penale.

Ma andiamo con ordine. Nel 2016 il Parlamento ha adottato la legge numero 242 per la “promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”. Una legge che ha regolamentato l’utilizzo della canapa sia per i prodotti alimentari e tessili che per le infiorescenze, la parte della cannabis più controversa, perché è quella che si può fumare. Solo in teoria però. Perché è la stessa circolare del ministero dell’Interno che specifica che l’infiorescenza non può essere venduta “per consumo personale attraverso il fumo o altra analoga modalità di assunzione”. Ed è proprio qui che casca l’asino. Perché il Viminale sottolinea che la legge che regolamenta il settore certamente non prevede lo “sfruttamento del principio attivo ad azione stupefacente”. E cioè la possibilità di “utilizzare le infiorescenze in funzione surrogatoria della cannabis stupefacente”. Tradotto: la commercializzazione della canapa non deve diventare una legalizzazione di fatto della cannabis, anche se con contenuto di THC basso.

 

 

Scarica allegato

 

Che ci sia bisogno di mettere ordine al settore della canapa è un dato di fatto, richiamato non solo dalle stesse associazioni di categoria, ma reso evidente anche dai numerosi sequestri operati negli ultimi mesi. Dal novembre 2017 al giugno 2018, il periodo preso in considerazione dalla circolare del ministero, ci sono stati ben dieci casi in cui è stata sequestrata la canapa. Chili e chili di infiorescenze e altri prodotti messi sotto sequestro dalle operazioni della Guardia di Finanza e che al momento, come specifica lo stesso Luca Marola, fondatore di EasyJoint, uno dei principali operatori del settore, si sono concluse con delle assoluzioni. E quindi con un nulla di fatto. Ma nessuno può escludere che in futuro non vi siano delle condanne. Anche perché i punti da chiarire sono soprattutto due. Il primo è il livello di THC considerato tollerabile. La legge del 2016 stabilisce che il THC della cannabis light non può superare lo 0,2, ma consente “un’area di irresponsabilità” che arriva fino allo 0,6%. Ma secondo la circolare del Viminale le infiorescenze della canapa con tenore superiore allo 0,5% rientrano nella nozione di sostanze stupefacenti. Per questo le forze dell’ordine, davanti a prodotti come le infiorescenze, olii e piante di cannabis, possono procedere al sequestro “sulla base dell’esito positivo del narcotest”. Ma il secondo punto da chiarire è da togliere il sonno ai venditori delle infiorescenze. La cosiddetta area di irresponsabilità, per cui è ammessa sul mercato la canapa con THC fino allo 0,6%, secondo la circolare del Viminale “non è estendibile al venditore”, ed è da considerarsi valida solo per il coltivatore. Una bella fetta della cannabis light sul mercato, quindi, non sarebbe vendibile.

Luca Marola di EasyJoint attacca: “Non è scagliando agenti in divisa contro le migliaia di imprenditori della canapa che si governa un fenomeno di tale portata”. Secondo Assocanapa la materia è stata lasciata “allo sbando per troppo tempo”. Tuttavia, i produttori ritengono che la canapa industriale non vada trattata “come se fosse una droga, altrimenti”, avvertono, “si aggiungeranno danni per le imprese serie”. Produttori e commercianti, soprattutto a fronte di questa circolare, chiedono all’unisono di poter fare un incontro al ministero per fare chiarezza sulla canapa. Perché un mercato sia florido occorrono regole certe. Chissà se Matteo Salvini risponderà al loro appello.

Guarda il servizio di Matteo Viviani sulla cannabis light.

 

Ultime News

Vedi tutte