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“I libici hanno lasciato morire una donna e un bambino in mare”

La denuncia e le immagini dell'ong spagnola Open Arms. Il duello con Salvini (che replica: "fake news") e il nostro servizio sulle condizioni disumane da cui scappano i migranti detenuti in Libia

Un’immagine segna drammaticamente, più di tutte, questi giorni di lotta sugli sbarchi e di vite di migranti perse in mare. Nella foto qui sopra vedete ciò che resta di una loro imbarcazione, su cui sono morti una donna e un bambino dopo essere rimasti per 48 ore alla deriva in mare.

A denunciarlo è l’ong spagnola Proactiva Open Arms che ha pubblicato su Twitter e Facebook foto e video, anche più forti, del ritrovamento dei resti attraverso una loro nave. Abbiamo deciso di pubblicare solo questa: cliccando qui potrete vedere le altre.

"La Guardia Costiera libica ha detto di aver intercettato una barca con 158 persone fornendo assistenza medica e umanitaria”, scrive il fondatore della ong, Oscar Camps. “Ma non hanno detto che hanno lasciato due donne e un bambino a bordo e hanno fatto affondare la barca, perché non volevano salire sulle lor motovedette".

"Quando siamo arrivati, abbiamo trovato una delle donne ancora in vita", continua Camps su Twitter, che racconta come abbiano potuto salvare solo lei. "Non abbiamo potuto fare nulla per recuperare l'altra donna e il bambino, che a quanto pare è morto poche ore prima che li trovassimo. Per quanto tempo avremo a che fare con gli assassini arruolati dal governo italiano per uccidere?".

L’accusa all’Italia è durissima e suona come una risposta. Proprio stamane il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, segretario della Lega, ha ribadito su Twitter, parlando proprio delle navi di Open Arms che si trovavano davanti alla Libia: "Due navi di ong spagnole sono tornate nel Mediterraneo in attesa del loro carico di esseri umani. Risparmino tempo e denaro, i porti italiani li vedranno in cartolina". 

Sempre Salvini ha lanciato un appello a cambiare le regole per "considerare i porti libici come sicuri". Immediato il no dell’Unione europea: "Nessuna operazione europea o nave europea fa sbarchi in Libia perché noi non consideriamo la Libia un porto sicuro". 

Arriva poi la nuova risposta diretta a Open Arms di Salvini: “Bugie e insulti di qualche ong straniera confermano che siamo nel giusto: ridurre partenze e sbarchi significa ridurre i morti e ridurre il guadagno di chi specula sull’immigrazione clandestina. Io tengo duro. #portichiusi e #cuoriaperti”. Per il Viminale la versione diffusa dall'ong sull’omissione di soccorso “è una fake news". "Nelle prossime ore verrà comunicata la versione di osservatori terzi che smentiscono la notizia secondo cui i libici non avrebbero fornito assistenza”.


Noi delle Iene vi riproponiamo un servizio di Marco Maisano in cui vi raccontiamo da dove vengono questi migranti africani, da cosa scappano, cosa hanno dovuto subire e, soprattutto, le condizioni disumane in cui vivono, prigionieri, quando vengono fermati in Libia.

Sfogliate qui sotto le foto del servizio nella gallery.

Come vivono i migranti prigionieri nelle carceri in Libia

 
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Guardate qui in basso tutto il servizio.

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