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Moby Prince: "niente nebbia", indagini e soccorsi sotto accusa

La relazione della commissione d'inchiesta presentata oggi al Senato sulla tragedia del 1991 che provocò 140 morti

Un'indagine “carente e condizionata da diversi fattori esterni”, una causa ipotizzata, la nebbia, che quella notte, però, non c'era. La tragedia del Moby Prince che il 10 aprile 1991 vide la morte di 140 persone, dopo che il traghetto si era scontrato con la petroliera Agip Abruzzo al largo di Livorno, resta un mistero 26 anni dopo.

Lo sostiene la relazione conclusiva, presentata oggi in Senato da Silvio Lai (Pd), della commissione d'inchiesta sul disastro. Che non è riconducibile "alla presenza della nebbia” o “a una condotta colposa avuta dal comando del traghetto”.

Il Moby Prince avrebbe avuto inoltre un'alterazione nella rotta di navigazione su cui occorrono ulteriori indagini, mentre la petroliera contro cui si scontrò il traghetto "si trovava in una zona di divieto di ancoraggio”.

Il bilancio poteva essere meno drammatico: per la commissione, alcuni passeggeri potevano essere salvati, ma "la Capitaneria di porto apparve del tutto incapace di coordinare un'azione di soccorso"'.

Proprio quest'ultima è una delle tragiche ipotesi su cui aveva già insistito l'inchiesta delle nostra Iena Gaetano Pecoraro, che aveva intervistato anche il comandante Gregorio De Falco (quello del “salga a bordo cazzo” ordinato per telefono a Francesco Schettino dopo il naufragio della Costa Concordia del 2012).

Qui in basso guarda l'intero servizio.

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