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Parco dei Nebrodi: senza colpevoli l'attentato all'ex presidente

Si chiude con l'archiviazione l'attentato del maggio 2016 a Giuseppe Antoci, l’ex presidente del parco dei Nebrodi. Lo abbiamo conosciuto con Gaetano Pecoraro, che ci ha raccontato la mafia rurale siciliana

È stata archiviata l’inchiesta sull’agguato all’ex presidente del Parco dei Nebrodi (Sicilia), Giuseppe Antoci, avvenuto il 17 maggio 2016 in una strada tra Cesarò e San Fratello. Come riportato dalla Gazzetta del sud, il gip di Messina, Eugenio Fiorentino, ha stabilito che “l’avvenuta esplorazione di ogni possibile spunto investigativo, non consente di ravvisare ulteriori attività compiutamente idonee all’individuazione di alcuno degli autori dei delitti contestati”.

L’inchiesta vedeva inizialmente indagate 14 persone per l’agguato a Giuseppe Antoci, che abbiamo intervistato pochi mesi dopo quell’episodio in un servizio di Gaetano Pecoraro sulla mafia rurale siciliana. “Noi stavamo scendendo da quella strada, io dormivo e ho sentito la macchina rallentare”, racconta Antoci. Dei sassi erano stati messi in modo da bloccare il passaggio, così la macchina sulla quale viaggiava si ferma. “Sono arrivate delle fucilate”. Fucilate contro l’auto dell’allora presidente, che con il suo operato stava disturbando le famiglie mafiose del parco dei Nebrodi.

Gaetano Pecoraro ha raccontato proprio di quella mafia rurale siciliana, una mafia legata alla terra, ai grandi latifondi e ai miliardi che la comunità europea elargisce ai contadini. Quando Giuseppe Antoci diventa presidente del parco si accorge che “i terreni degli enti pubblici erano stati per anni una fonte di finanziamento per alcune associazioni mafiose. Quando sono arrivato ho trovato una sorta di torta divisa e in mano a pochi. Quei pochi erano le associazioni mafiose”.

“Tutto girava attorno all’autocertificaizone antimafia”, spiega Antoci alla Iena. Il mafioso, che tramite la sua azienda agricola affittava i terreni del parco e poi chiedeva i fondi europei destinati ai contadini, poteva partecipare a qualsiasi bando pubblico inferiore ai 150 mila euro presentando una semplice autocertificazione antimafia. Ed è proprio qui che interviene il nuovo presidente. “Noi abbiamo stabilito che non ci fosse più la soglia dei 150 mila euro per l’autocertificazione, ma che tutto dovesse passare dalla certificazione antimafia della Prefettura”. L’allora presidente attira subito su di sé avvertimenti e minacce, fino a quell’attentato, al quale era presente anche l’auto con a bordo il dirigente del commissariato di Sant'Agata di Militello, Daniele Manganaro, che mise in fuga i criminali sparando alcuni colpi di pistola. Un attentato che, con questa archiviazione, si chiude senza colpevoli.  

Guarda qui sotto il servizio di Gaetano Pecoraro sulla mafia rurale siciliana e l’attentato a Giuseppe Antoci.

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