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Quei bambini rimasti senza giochi nel cuore di Roma

Nello scaricabarile tra Comune e Ater, abbiamo provato a capire perché i giochi di via Sabotino sono stati demoliti. E se una soluzione per i bimbi è possibile

Da un giorno all'altro è arrivata una ruspa e ha demolito i giochi del parco di Via Sabotino a Roma. Sotto gli occhi dei bambini, disperati, che su quei giochi passavano i pomeriggi. E che ora dovranno trovarsi altro da fare, visto che quello era l'unico parco della zona adibito ai giochi. Non appena le reazioni dei cittadini si sono fatte sentire, è partito il classico, italianissimo, scaricabarile. Un rimpallo di responsabilità tra Comune di Roma e Ater Roma (l'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale pubblica del Comune di Roma) che va avanti ormai da giorni. Così, abbiamo provato a capirci qualcosa.

“L'area è degradata e rischiosa per l'incolumità dei bambini”, è stata la risposta che ci ha dato l'assessora all'Ambiente del comune di Roma Pinuccia Montanari, a fronte delle proteste degli abitanti del quartiere Prati. Così, in nome dell'incolumità, è stata fatta piazza pulita dei giochi.
“La zona è dell'ente regionale Ater, non è di proprietà di Roma Capitale”, ripete l'assessora. Subito, da copione, la risposta dell'Ater in un comunicato stampa: “L'area è di nostra proprietà e fin dagli anni Settanta è stata, di fatto, occupata senza alcun atto formale dal Comune che ne ha gestito le strutture”. Giusto per rendere le cose più intricate, quindi, l'area sarebbe gestita dal Comune, senza però alcun atto formale. E poi, come in ogni storia burocratica che si rispetti, il motivo paralizzante: un contenzioso economico tra Comune e Ater che non sembra trovare soluzione.

Così, pensando a una soluzione, i cittadini della zona, come spesso accade, ci stanno mettendo tutta la buona volontà. Sono stati proprio gli abitanti del quartiere Prati a contattarci, mostrandoci i video delle ruspe che hanno demolito i giochi. Così ci hanno detto che per rimettere i giochi al loro posto sarebbero persino disposti a raccogliere i fondi. Quindi a mettere mano ai loro portafogli. Allora abbiamo chiesto all'Ater se questa opzione sarebbe fattibile: “Attualmente dovrebbero chiedere un'autorizzazione al Comune. Noi saremmo ben contenti se il parco giochi venisse riabilitato, ma non dipende dalla nostra autorizzazione”. E allora la palla passa nuovamente al Comune. L'assessora Montanari ci ha detto che anche il Comune aveva trovato delle sponsorizzazioni, ma “se non abbiamo l'area in gestione e ci viene chiesta dall'Ater una cifra come 44 milioni, che è una cosa assurda, non possiamo fare niente”.

Eppure, quei giochi lì qualcuno deve pur averli messi. “Il Comune nel 2009”, ci risponde l'assessora Montanari, “ma senza permesso formale, e noi vogliamo ristabilire la legalità”. Benissimo. Tuttavia il risultato di tutta questa faccenda è che i bambini sono rimasti senza giochi. Anche perché un'alternativa, secondo noi, c'era. Se il Comune è intervenuto demolendo quei giochi, come dice l'assessora, “in nome dell'incolumità pubblica”, non poteva intervenire, sempre in nome della sicurezza pubblica, trovando qualche migliaio di euro per ristrutturare quei giochi anziché rimuovere il problema con una ruspa? Una volta ristrutturati i giochi, Comune e Ater avrebbero avuto tutto il tempo per continuare il loro ping-pong di responsabilità.

Si arriverà mai a un accordo? Sembra di fatto impossibile che questo avvenga in tempi brevi. In attesa del “ripristino della legalità”, però, sarebbe bene che venisse trovata una soluzione temporanea. Per esempio autorizzando i cittadini a raccogliere i soldi con una colletta per far tornare i loro bimbi a giocare. E dare così tutto il tempo a Comune e Ater di continuare a litigare.

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