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Rimborsopoli M5S: il nostro primo servizio ha scatenato un terremoto

Il caso della falsa restituzione di parte dello stipendio da parte di alcuni parlamentari Cinque Stelle scoperto dalle Iene domina il dibattito politico. In attesa della nostra prossima puntata

Aggiornamenti

  • Luigi Di Maio e Filippo Roma in banca

    Il candidato premier del M5S, Luigi Di Maio si è incontrato con la la nostra Iena Filippo Roma negli uffici dell'Istituto di Credito che si trova alla Camera, per fare chiarezza sui versamenti.

  • Buccarella sospeso, Di Maio: "Via le mele marce"

    Maurizio Buccarella, uno dei due parlamentari che avevamo lasciato con Di Maio, si è già autosospeso. Barbara Lezzi invece promette di pubblicare i suoi bonifici bancari. Di Maio all'inizio si era detto “orgoglioso” della rinuncia a un'eventuale elezione annunciata da Cecconi e Martelli. Poi ne aveva chiesto l'espulsione. Ora chiede l'espulsione di tutte “le mele marce”.

  • Quel milione e mezzo di euro

    La cifra totale dei mancati versamenti al Fondo per il microcredito sarebbe di almeno un milione e mezzo di euro (il M5S ha dichiarato di averne versati 23 milioni e mezzo).

Filippo Roma in banca con il candidato premier M5S Luigi Di Maio per verificare i versamenti. Questo è l'ultimo sviluppo, di stamane, del “caso Rimborsopoli” del M5S che occupa le prime pagine dei giornali ed è l'argomento politico più trattato in tv e sul web in Italia, ma anche tra le discussioni degli elettori (mentre la notizia sta facendo il giro del mondo). Tutto è partito da noi, dal servizio de Le Iene “I superfurbetti a Cinque Stelle” che abbiamo pubblicato domenica. Qui sotto potete vederlo o rivederlo. Nei prossimi giorni pubblicheremo ulteriori sviluppi inediti della nostra inchiesta.

Il caso è quello della mancata restituzione di parte dello stipendio da parlamentare al Fondo per il microcredito di alcuni esponenti del Movimento. Proprio questa restituzione è stato un cavallo di battaglia elettorale per i Cinque Stelle e un motivo di vanto politico, tanto che ogni bonifico effettuato viene mostrato sul sito tirendiconto.it.

Alcuni parlamentari avrebbero fatto il bonifico e lo avrebbero pubblicato su quel sito, annullandolo successivamente, come è possibile fare entro 24 ore. In pratica, i soldi in pubblico risultavano versati, ma al Fondo per il microcredito non arrivavano mai.

Un militante, fuoriuscito, che nel video resta anonimo, sostiene che il numero di deputati e senatori coinvolti sarebbe “a due cifre”. Le verifiche dei nostri Filippo Roma e Marco Occhipinti dimostrerebbero che il deputato ed ex capogruppo alla Camera Andrea Cecconi e il senatore Carlo Martelli avrebbero falsificato le restituzioni, rispettivamente per 21.000 euro (con 11 bonifici mai arrivati) e 76.000 euro (con 22 bonifici “fantasma”). Entrambi sono stati ricandidati dal M5S alle elezioni politiche del 4 marzo come capolista rispettivamente nelle Marche e in Piemonte.

Cecconi, prima di essere scoperto, aveva detto a Filippo Roma che un'eventuale mancata restituzione di parte dello stipendio sarebbe stata “disonesta”, Martelli la definiva “una presa per il culo”. Il candidato premier M5S Luigi Di Maio, parlando con Filippo Roma, aveva usato la stessa espressione, “presa per il culo”. Lo abbiamo lasciato, alla fine del servizio, a un'iniziativa elettorale in Puglia assieme ai senatori Maurizio Buccarella e Barbara Lezzi, entrambi candidati. Abbiamo chiesto a entrambi se erano in regola con i versamenti al Fondo. Ci hanno detto di sì e che ci contatteranno.

Il servizio di Filippo Roma e Marco Occhipinti si è chiuso con un “To be continued”. Perché prossimamente torneremo appunto sul caso e su tutta l'inchiesta.

Già mentre Filippo Roma faceva le sue prime verifiche prima della pubblicazione del servizio che vedete qui sopra, il Movimento aveva cercato di “tamponare” il caso: Cecconi e Martelli avevano restituito i soldi mancanti e avevano annunciato che, se eletti, avrebbero rinunciato all'incarico, per far subentrare un collega di partito, firmando un atto ad hoc. La firma in realtà non vale nulla, perché prevarrebbe il diritto del parlamentare eletto a decidere, se poi cambiasse idea. Le Camere poi “per cortesia” di solito respingono le dimissioni di un parlamentare alla prima votazione. Ci vorrebbero comunque mesi, insomma. Non solo, se venissero eletti nei collegi plurinominali, dopo le dimissioni si dovrebbe procedere comunque a nuove elezioni per entrambi.

Si è aperto poi il dibattito sulla legge sulla par condicio: Le Iene, non essendo testata giornalistica, non avrebbero potuto trasmettere il servizio in tv. Per questo abbiamo deciso di pubblicarlo sul nostro sito (il web sfugge alla regolamentazione di questa legge).

Dopo che l'abbiamo pubblicato, il dibattito si è scatenato ancora di più. Comn molti e nuovi interrogativi irrisolti. Le risposte? Arriveranno ancora da noi, dal servizio di Filippo Roma e Marco Occhipinti che pubblicheremo a brevissimo.

Nel frattempo, qui sotto, potete seguire in breve i "fronti aperti" e gli aggiornamenti principali.

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