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News | di Simone Carcano |

Può una mamma essere abbandonata con un figlio così? | VIDEO

Sonia Billeci, mamma di un bambino affetto da sindrome da deficit Adhd, da 9 anni convive con la sua iperattività che si sta trasformando in aggressività. Disperata, a Le Iene lancia un appello perché non sia più lasciata sola

Non ce la faccio più: che si trovi un istituto per mio figlio perché io voglio tornare a lavorare e a vivere”. È l’appello (che potete vedere qui sopra) che una madre fa a Le Iene tra le lacrime e l’esasperazione. Con lei abbiamo passato un lungo pomeriggio a stretto contatto con l’iperattività e l’impulsività del suo bambino, affetto da una grave patologia: la sindrome di deficit Adhd (Attention Deficit Hyperactivity Disorder).

Questa è la storia di Adrian, un bimbo di 9 anni, e della sua mamma, che da quando è nato gli sta accanto giorno e notte perché è rimasta sola. A contattarci è proprio lei, Sonia Billeci, una ragazza madre di 32 anni. “Ho avuto lui che avevo quasi 22 anni. Non è stato cercato, ma il papà non ne ha voluto sapere”, ci dice appena arriviamo nella loro casa di Osio Sotto, in provincia di Bergamo. Un bilocale su cui pende uno sfratto perché a oggi, costretta a occuparsi di suo figlio 24 ore su 24, non può lavorare.

Appena all’interno dello stabile sentiamo delle urla, sono quelle di Adrian. È uscito dall’appartamento e nonostante l’età sta cercando di scendere le scale a gattoni. Dietro di lui c’è la mamma che con tutte le forze tenta di fargli cambiare idea. A ogni tentativo di mediazione andato a vuoto, Adrian conquista gradini verso il basso. Perché la sua è soprattutto una lotta ad averla sempre vinta. Il tentativo di riportarlo a casa va avanti per oltre 20 minuti, il tempo necessario ad Adrian per scendere fino al piano terra. Poi a fatica la mamma lo riporta al secondo piano tramite l’ascensore. Arrivati alla soglia di casa scopriamo che quello che pensiamo che sia stato solo un capriccio è invece la quotidianità di Adrian.  

È imprevedibile. Urla tutto il giorno, sale sui mobili e tira gli oggetti dal balcone”, ci racconta la madre. “I primi segnali della sua sindrome si sono palesati quando aveva sei mesi. Solo a due anni gli è stata riconosciuta a tutti gli effetti con una disabilità al 100%”. La nostra chiacchierata viene interrotta da Adrian che irrompe nel soggiorno. Si dirige verso il frigorifero. È alla ricerca di cibo. “Lui passa tutto il giorno a mangiare. Ha iniziato a ingrassare da quando prende i farmaci. Ogni anno prende 10 chili”, ci dice la mamma. Oggi pesa 76 chili contro i 49 della mamma, e in qualsiasi intervento fisico lei è in svantaggio.

Guarda qui la gallery con le foto di Adrian con la mamma

Sindrome da deficit: "Aiutate me e mio figlio"

 
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Ce ne accorgiamo uscendo da casa. Appena all’aperto, Adrian si fionda in gelateria attraversando la strada senza guardare. Vuole un gelato. Ricominciano i capricci, gli stessi fatti una manciata di minuti prima davanti al frigorifero di casa. Urla, batte le mani sul tavolo fino ad abbracciare il frigo dei gelati. Tutto finisce quando stringe tra le mani la sua coppetta alla nocciola. La ingurgita con estrema voracità. Dopo questa tappa che per lui è d’obbligo decidiamo di fare un giro al parco distante meno di un chilometro. È qui che Adrian si espone al massimo dei pericoli. Cerca di sfuggire in continuazione alla madre. Appena vede la sua vecchia scuola si fionda dentro. Nonostante la mamma cerchi in tutti i modi di trattenerlo, alla fine a vincere è sempre lui. Anche solo per una questione di massa fisica. Lui è alto tanto quanto lei e pesa quasi il doppio.

“Da qualche tempo è diventato anche aggressivo, perché lui inizia a sentirsi forte nei miei confronti. Se non ottiene quello che vuole mi dà strattoni e pizzicotti”, racconta la mamma. Alla fine della strada si intravede il parco. Adrian lo riconosce e vi si fionda. E’ a caccia di palle e palloni che per lui rappresentano un'attrazione irresistibile. Vede un gruppo di bambini con la palla, e gliela ruba. Poi punta allo scivolo. Nel gioco si imbatte in un bimbo di pochi anni. Forse perché ha tra le mani qualcosa di suo interesse, inizia uno scontro fisico tra i due. La situazione sfugge di mano e il piccolo rischia di volare dallo scivolo. Scoppia in lacrime. 

Al parco sta diventando veramente ingestibile e i pericoli sono troppi per lui e per gli altri. Decidiamo di tornare sui nostri passi e rientrare a casa. Nel tratto di strada Adrian cerca di sfuggire alla mamma con le auto che ci passano vicino. Sonia perde il suo controllo, quando lui riconosce in un negozio un cesto di palloni. Vi si fionda e lì assistiamo alla scena più straziante del pomeriggio. Inizia ad urlare e piangere agitandosi sul pavimento tra lo smarrimento dei clienti. La mamma tenta di allontanarlo, ma l’impulsività del bambino prende il sopravvento. La trascina con sé a terra. Anche lei chiede il nostro intervento per aiutarlo. Solo dopo una lunga trattativa riusciamo a portare fuori Adrian da quel negozio.

All’esterno, mamma Sonia scoppia in lacrime. Oltre alla tensione accumulata da tutto il pomeriggio, ci sono i segni dei continui pizzicotti sulle braccia. “Non ha la vita di tutti i bambini della sua età. Ho bisogno di un centro che possa accoglierlo per essere seguito da specialisti. Ora mi dicono che è troppo grave, ma io ho bisogno di una mano”. A questo si aggiunge lo sfratto della casa e la mancanza di un lavoro. Mamma e figlio vivono coi 512 euro della pensione di invalidità. A questi soldi si somma il contributo dei servizi sociali di 294 euro al mese. Perché al suo fianco la madre ha solo gli assistenti sociali, il cui aiuto forse è troppo debole per tutto quello che deve affrontare ogni giorno. Così al terzo istituto diurno che non accetta Adrian, lei ha deciso di rivolgersi a Le Iene per lanciare il suo appello. Chi potesse aiutare questa mamma e il suo bambino può scrivere a redazioneiene@mediaset.it.

 

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