Ricompare Al Baghdadi: ecco com'era l'orrore sotto l'Isis
Torna a farsi sentire il leader dello Stato Islamico, Abu Bakr Al Baghdadi, con un messaggio audio che smentirebbe la sua morte. In Francia intanto l’Isis rivendica l’accoltellamento di madre e sorella da parte di un estremista. Noi vi raccontiamo l’orrore sotto lo Stato islamico
È tornato a farsi sentire Abu Bakr Al Baghdadi, leader dello Stato Islamico, dopo quasi un anno di silenzio. L’ultimo messaggio audio risaliva infatti a settembre 2017. Dato più volte per morto (l’ultima a giugno scorso), Al Baghdadi, con un audio di 54 minuti torna a incitare i seguaci alla Jihad, la guerra santa.
Non è possibile confermare l’autenticità del messaggio, intitolato “Buone notizie per i pazienti”, ma uno degli aspetti più significativi che sembrano smentire la notizia della morte è che il presunto Al Baghdadi fa riferimento a fatti di attualità, come le divergenze tra Stati Uniti e Turchia. Le ultime immagini del leader, su cui gli Usa hanno messo una taglia di 25 milioni di dollari, risalgono a quattro anni fa, quando proclamò la nascita del Califfato dalla moschea Al Nouri di Mosul.
Tra i primi a raccontare proprio di quel giorno, quando il Califfo arrivò nella città di Mosul, è stato Omar Mohammed, il blogger 32enne intervistato da Pablo Trincia nel servizio andato in onda il 21 febbraio scorso. Omar è stato per anni l’unica fonte da cui tutto il mondo ha potuto conoscere le esecuzioni, gli agguati, gli attentati suicidi compiuti a Mosul, nel nord dell’Iraq, da parte dell’Isis.
“Di giorno ero una persona diversa, con un’altra personalità. Ma quando tornavo a casa, iniziavo a scrivere sul blog e diventavo Mosul Eye”. “Mosul Eye” è il blog con cui Omar testimonia, dall’interno, come si vive sotto l’occupazione dello Stato Islamico.
Quando, nell’estate del 2014, Mosul viene conquistata dall'Isis, Omar decide di raccontare tutto al mondo aprendo il suo blog. “Sapevo che era una cosa molto pericolosa, ma bisognava farlo”, racconta a Pablo Trincia. “Chiedevano sempre soldi, non si poteva lasciare la città, non si poteva andare a scuola, ascoltare musica, l’arte era proibita, si poteva parlare con le persone solo dentro casa, non si poteva usare il cellulare”.
Anche l’escalation di violenza è immediata: “Per un furto ti tagliavano la mano in pubblico, anche ai bambini, gli omosessuali venivano buttati giù dai tetti, i cristiani crocifissi, lapidazioni, decapitazioni e torture erano continue, per qualsiasi motivo. Le esecuzioni erano diventate veri show per tutti, girati a volte come dei film. Ho visto con i miei occhi dei bambini giocare a calcio con le teste dei cadaveri”.
Omar denuncia tutto, compreso l’arruolamento dei kamikaze sempre più giovani. Raccogliendo informazioni di giorno e scrivendole sul blog di notte, tenendo anche un conto aggiornato delle vittime. I miliziani lo minacciano, ma non lo trovano. Alla fine del 2017 Omar scappa, quando ormai gran parte di Mosul è stata liberata: “Non ci tornerò mai, la mià città non esiste più”.
Intanto, questa mattina, l’Isis ha rivendicato un nuovo attacco in Francia, a sud di Parigi, da parte di un uomo che con un coltello ha ucciso due persone e ferito gravemente un’altra. L’uomo, schedato come "estremista islamico", durante l'aggressione, avrebbe gridato "Allah Akbar", prima di essere ucciso. Gli inquirenti restano però dubbiosi sulla pista del terrorismo.
Guarda qui sotto il servizio “Il blogger testimone dell’orrore”.