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Violenza sessuale di gruppo su due minori: fermati tre ragazzi. Il coraggio di denunciare

Le violenze sarebbero avvenute sul lago di Como. Tre ragazzi sono in carcere mentre il quarto è ricercato. A denunciare sono state le vittime, di 17 anni. Con Nadia Toffa vi abbiamo raccontato un'altra storia terribile, quella di Anna Maria che, stuprata da un gruppo di ragazzi, ha trovato il coraggio di denunciare

Tre ragazzi maggiorenni sono stati fermati e portati in carcere con l’accusa di violenza sessuale di gruppo a Menaggio, sul lago di Como. Un quarto ragazzo è ancora ricercato. A denunciare il fatto sono state le stesse vittime, due ragazze di 17 anni.

Le violenze sarebbero avvenute a inizio agosto per mano di un italiano, due stranieri con documenti regolari e un quarto ragazzo di origini straniere. Secondo i primi accertamenti gli aggressori lavoravano nella zona turistica di Menaggio nel settore della ristorazione.

Le vittime avrebbero conosciuto i quattro ragazzi la sera tra l’8 e il 9 agosto in un locale della zona e, dopo aver accettato un passaggio, sarebbero state violentate dal gruppo in una spiaggia vicina. Hanno poi trovato il coraggio di denunciare ai carabinieri poche ore dopo l’accaduto.

Di violenza di gruppo e del coraggio che la vittima deve trovare per denunciare gli abusi vi abbiamo parlato in un servizio del 2017 di Nadia Toffa, che racconta una storia di terribili violenze su una 13enne, stuprata da un gruppo di ragazzi e ripudiata da gran parte del paese che avrebbe dovuto invece condannare gli autori di quegli abusi.

È la storia di Anna Maria Scarfò, una vicenda che è iniziata 19 anni fa in un piccolo paese della Calabria. “Io il 4 aprile sono stata violentata per la prima volta da un gruppo di ragazzi”, ha raccontato Anna Maria, che all’epoca aveva solo 13 anni, alla nostra Iena. Anna Maria il ragazzo che l’ha tratta in inganno lo conosceva bene e si era invaghita di lui. “Mi corteggiava. A 13 anni credi nel principe azzurro”.  

Ma ben presto, questo “principe azzurro” si rivela un mostro. “Mi aveva detto che dovevamo solo parlare, io mi son fidata e son salita in macchina. Mi ha portato in un casolare dove c’erano i suoi amici che aspettavano. Non potevo fuggire perché la macchina era chiusa. Quando mi sono ritrovata sul posto ho capito che stava accadendo qualcosa di molto brutto. Non volevo scendere dalla macchina. Poi, uno degli altri ragazzi mi ha afferrata per i capelli e mi ha buttata a terra fra i campi. Da lì mi hanno alzata e mi hanno portata dentro il casolare. Mi hanno detto: ‘Entriamo dentro e facciamo un gioco. Ti piacerà, vedrai’”.

Le violenze per Anna Maria durano anni, tra minacce e ricatti. “Venivano sotto casa con la macchina e io appena li vedevo avevo il terrore e uscivo perché se non andavo agli appuntamenti loro avrebbero parlato con mio padre e lo avrebbero ucciso”.

Ma a un certo punto Anna Maria trova il coraggio di dire basta, per amore di una donna: sua sorella. “Quando ho compiuto 15 anni mia sorella ne aveva 13, hanno detto che adesso toccava a mia sorella e lì è stato il punto in cui mi sono ribellata. Ho deciso di andare da sola dai carabinieri”. 

Per Anna Maria finisce un terribile incubo, ma ne inizia un altro. “In paese ero diventata la puttanella di 13 anni, la ragazza che li ha provocati. Non mi accettavano più. Ho subito tanta solitudine”. Così, la ragazza è costretta a abbandonare il suo paese e entrare in un programma di protezione. Nel frattempo, i quattro ragazzi che le hanno portato via l'infanzia sono stati condannati in Cassazione a 7 anni. 

Guarda qui sotto il servizio di Nadia Toffa su Anna Maria Scarfò. 

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