Genocidio dei Rohingya, tolta settima onorificenza alla Nobel, Aung San Suu Kyi: il nostro reportage
Anche Edimburgo toglie la propria onorificenza alla Nobel per la Pace 1991 perché non ha condannato le violenze dei buddisti in Myanmar contro la minoranza musulmana. In un servizio di Gaston Zama siamo andati nei campi profughi del Bangladesh dove vive, in condizioni disumane, un milione di rifugiati rohingya
Edimburgo revoca l’onorificenza alla leader birmana Aung San Suu Kyi a causa della sua scelta di non condannare le violenze dell’esercito birmano contro la minoranza islamica dei Rohingya in Myanmar. Per lo stesso motivo, nei mesi scorsi, altre 6 onorificenze le sono state revocate e in molti vorrebbero che le fosse tolto il Premio Nobel per la Pace.
Delle violenze e persecuzioni contro la minoranza musulmana dei rohingya in Myanmar vi abbiamo raccontato in un reportage di Gaston Zama.
Siamo andati con Suor Cristina in Bangladesh, nei campi profughi dove vivono in 700.000, cacciati dalla loro patria per le violente persecuzioni di buddisti e militari. Qui, le persone vivono senza cure e acqua potabile, tra continue epidemie, in una delle più gravi emergenze umanitarie del mondo. “Penso che sia la minoranza più perseguitata al mondo attualmente”, ha detto Suor Cristina.
“Ci stavano bruciando le case e siamo scappati qui”, racconta un bambino costretto a vivere nel campo profughi. “Sparavano, bruciavano tutto e ci picchiavano”, ricordano i piccoli, sopravvissuti ai massacri che i militari, sotto la spinta delle autorità religiose buddiste, hanno compiuto nei villaggi popolati da musulmani rohingya.
“Siamo venuti via per le atrocità dei buddisti. Ci uccidevano, e non eravamo liberi”, racconta un altro rohingya.
Guarda qui sotto il reportage di Gaston Zama sul genocidio dei Rohingya in Myanmar.