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Accoltellato con una bottiglia per una ragazza: vive nel terrore | VIDEO

Cristian è stato ferito gravemente al collo in una rissa ed ha paura anche perché nessuno sembra difenderlo. Racconta a Matteo Viviani che a colpirlo ferendolo molto gravemente la vita sarebbe stato Marco, ex compagno di scuola, per una ragazza

“Non mi sarei mai aspettato che qualcuno venisse con una bottiglia per tagliarmi il collo”. Cristian ha 26 anni, è di origini moldave e vive in Italia da quando è piccolo Tutto parte con una sua storia con l’ex fidanzata di un suo ex compagno di scuola, Marco.

Tutto inizia con un like su Facebook che Cristian mette a una foto in cui c’è la ragazza, Eleonora, assieme a delle amiche. Lei gli scrive e, dopo un anno e mezzo che Eleonora si è lasciata con l’ex, lei e Cristian si vedono. Fra i due scoppia una breve avventura che dura un paio di settimane, fino quando la ragazza dice a Cristian che non lo vuole più vedere.

La cosa sembra morta lì. Ma poco dopo Eleonora si rimette con Marco e gli racconta la storiella avuta con Cristian. Marco, sempre secondo il suo racconto, scrive all’ex compagino di scuola, minacciandolo pesantemente: “Sai figlio di puttana… un giorno la pagherai e anche cara”.

Dopo un paio di settimane, si sarebbero ritrovati nello stesso locale, dove Marco, racconta Cristian, è insieme a Eleonora: “A mezzanotte circa sono passato vicino al loro tavolo, ho detto buonanotte e sono andato avanti. Ho sentito una bottiglia che si spaccava”.

“Stavamo bevendo una birra tutti insieme, la bottiglia ce l’aveva già in mano, nella rincorsa l’ha spaccata per terra ed è andato là col collo della bottiglia”, dice Eleonora a Matteo Viviani.

Inizia una rissa, in cui Cristian sostiene di aver cercato di difendersi e bloccare l’altro ragazzo che aveva il collo di bottiglia in mano. Cristian non sente il vetro che gli penetra il collo, “solo dopo due minuti quando ho sentito il caldo che scendeva e il sangue mi sono reso conto. Ho alzato le mani e ho visto tutto il sangue”. Una ferita profonda, alla quale verranno poi messi 10 punti interni e 10 esterni, racconta Cristian. 

Quando arrivano ambulanza e carabinieri viene accompagnato in ospedale: “Il carabiniere che mi ha fatto il verbale continuava a sminuire la cosa”.

Esce dall’ospedale con una prognosi di 20 giorni e trova sul profilo Instagram di Marco una foto dei vestiti bianchi macchiati di sangue con scritto: “Ricordi felici”.

Cristian è terrorizzato, ha paura a uscire di casa. Dato che nei sei mesi successivi le forze dell’ordine non sembrano prendere provvedimenti nei confronti di Marco, Cristian decide di contattarlo per chiedergli il perché di quel gesto. “Attento perché per me non è cambiato niente, e io ho il rimpianto di non aver finito ciò che ho iniziato quella sera”, è la risposta di Marco. “Se vuoi riprendere un’altra coltellata te la do volentieri”, dice in un audio.  Cristian decide allora di andare dai carabinieri a chiedere cosa deve fare: “Mi hanno risposto di aspettare e mi hanno confermato che la denuncia è partita. Mi hanno solo detto che ci vogliono i tempi che ci vogliono”.

Matteo Viviani è andato direttamente da Marco a chiedere spiegazioni. “Le parole rimangono parole”, ci dice quando gli facciamo leggere i messaggi che ha mandato e sentire gli audio con le minacce. “Se le cose fossero andate così come dici, penso che qualcuno sarebbe già venuto a prendermi”, risponde alla Iena. “È la sua parola contro la mia”. Anche perché, ci dice Cristian, i suoi amici non sono mai stati sentiti.  

Così facciamo incontrare i due ragazzi. “Sono venuto da te perché tu mi devi delle spiegazioni”, esordisce Cristian. “Io di certo non vi vengo a dire ‘certo sono stato io’. Queste sono cose le dite voi’”, risponde Marco.

Come è possibile che nessuno sia ancora intervenuto? Per scoprirlo, abbiamo accompagnato Cristian dai carabinieri. “Io non ho denunce qui”, risponde il carabiniere, che dice a Cristian di non avere nemmeno una denuncia d’ufficio, che sarebbe dovuta partire automaticamente dall’ospedale, dato che Cristian ha avuto 20 giorni di prognosi.

Insomma, nessuno, nemmeno i carabinieri che lo hanno accompagnato in ospedale la sera dell’aggressione, sembra aver fatto nulla per Cristian, che ha vissuto e vive nel terrore di incontrare Marco. 

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