Acqua alta, danni e morti a Venezia: il Mose avrebbe evitato tutto questo? | VIDEO
Case sott’acqua, auto distrutte e purtroppo anche morti. È il bilancio dell’acqua alta a Venezia: questo dramma si sarebbe potuto evitare con l’apertura del Mose? Giulio Golia ricostruisce che cos’è successo quella notte partendo dall’isola di Pellestrina
“Questa è una barriera naturale, se non ci fosse quest’isola qua non ci sarebbe più da 500 anni”. Giulio Golia è stato a Pellestrina, una striscia di terra che protegge Venezia dalle inondazioni. L’isola invece è protetta sia sul lato del mare che della laguna da un muro alto un metro e mezzo.
Martedì notte è stato scavalcato da un’enorme massa d’acqua che ha sommerso per 24 ore tutta l’isola e i suoi 3mila abitanti. Pellestrina si è trasformata in una trappola con auto, barche ed elettrodomestici sott’acqua. “Ho dovuto mettere il tavolo con il frigorifero sopra per tenere ferma la porta chiusa a chiave. La forza del mare la stava strappando”, racconta un residente. Oggi è tutto un cimitero di divani, vetri rotti e giocattoli travolti dall’acqua. Qualcuno in questa tragedia ha perso anche persone care: Giovanni De Poli, 89 anni, e Giannino Scarpa, 78, sono morti durante l’inondazione.
Chi è sopravvissuto alla catastrofe deve oggi pensare ai danni per provare a voltare pagina. “Mi sono ritrovata la casa piena di merda”, racconta una residente. In quelle ore l’acqua è fuoriuscita anche dai bagni. “Da anni paghiamo la tassa di depurazione, ma noi siamo mai stati collegati. Il Mose però sta mangiando ancora”.
Che cosa non ha funzionato quella notte? “Le pompe idrovore che dovrebbero pompare l’acqua fuori dall’isola. Non è la prima volta che succede”, sostiene Danny Carella, presidente della municipalità Lido Pellestrina. “Così l’isola si è trasformata in una grande vasca da bagno”.
Gli abitanti di Pellestrina temono che tutti gli aiuti vadano solo a Venezia. “È facile fare promesse da campagna elettorale, ma sono sicuro che succederà come con i terremotati, con il ponte di Genova. Tutti si sono alzati le maniche come lo faremo anche noi”, dice uno dei residenti che ieri ha ricevuto la visita del presidente del consiglio Conte.
“Ci chiediamo perché è successo questo se il Mose è pronto al 96% come dicono. Perché non l’hanno alzato lo stesso almeno si evitava di avere questa tragedia?”, si chiedono i residenti dell’isola. “Pellestrina non si sarebbe allagata perché il Mose si sarebbe chiuso tenendo in laguna un livello di 100 centimetri”, sostiene Luigi D’Alpaos, docente universitario emerito di Idraulica. “Se vogliamo difenderci dall’acqua alta non c’è soluzione che chiudere le bocche di porto. Va isolata la laguna rispetto al mare”.
Ma ci sono ancora problemi da risolvere prima della sua entrata in funzione che nel tempo è stata sempre più posticipata. Qualche giorno fa si parlava addirittura di 2022. E rimane ancora il nodo dei costi delle manutenzioni, qualora il Mose dovesse essere attivato: “Si parla di 100 milioni all’anno per una struttura in metallo che rimane costantemente a contatto con l’acqua di mare”. Nonostante l’opera sia costata oltre 6 miliardi di euro.