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Affido minori: quattro fratelli strappati ai genitori | VIDEO

Quattro figli strappati ai genitori per una terribile accusa che si rivela falsa: sfruttamento della prostituzione minorile. Veronica Ruggeri ci racconta la storia della famiglia De Stefano e della loro lotta per tornare insieme  

I De Stefano sono una bella famiglia napoletana che per venti anni ha dovuto affrontare un incubo terribile. Oggi Imma e Ferdinando, i genitori, e i loro 4 figli, Giusy, Gennaro, Salvatore e Antonio, sono felici. Ma la vita di tutti loro tanti anni fa è stata distrutta.

Tutto inizia quando i ragazzi sono solo dei bambini. I genitori per mantenerli devono lavorare tutto il giorno e non potendo badare ai figli sono costretti a metterli in un collegio gestito da suore, in cui i piccoli passano tutta la settimana e possono vedere i genitori solo il weekend.

Nel 1995 accade una vera e propria tragedia. “Un vicino di casa abusò di mia figlia”, dice la madre, Imma, a Veronica Ruggeri. La piccola Giusy aveva solo 6 anni, il vicino di casa 65. “Stava sempre con noi, lo chiamavamo zio Giovanni”, ci racconta Giusy. “Una volta mi ha detto0’ facciamo un gioco’ e ha cominciato con le mani. Si raccomandava di non dire nulla o mi avrebbe ammazzata. Fino a quando è arrivato alla penetrazione”, racconta Giusy.

Piano piano mamma Imma inizia a notare i primi segnali strani da parte della piccola, fino a che la bambina non confessa tutto. “Presi la bambina e la portai in caserma”, racconta Imma, che denuncia immediatamente il vicino di casa, che viene arrestato e portato in carcere.  

Dopo questa terribile vicenda la famiglia viene seguita da professionisti dei servizi sociali. Dopo il trauma subìto Giusy ha bisogno dell’affetto dei genitori e viene quindi tolta dal collegio dove viveva con i fratelli. Ma nemmeno Gennaro, il fratellino, vuole più stare lì e così viene un’idea.

“Ho cominciato a dire di aver subìto anche io gli abusi, ma non era vero”, racconta Gennaro a Veronica Ruggeri. In questo modo il piccolo pensava di poter tornare a casa e racconta che un altro vicino di casa aveva abusato di lui. Gennaro riferisce anche che il pedofilo ogni volta che abusava di lui dava 10mila lire ai genitori. È così che la bugia di un bambino che vuole solo tornare a casa si trasforma in un incubo.

Si apre un processo contro Ferdinando e Imma per sfruttamento della prostituzione minorile e il bambino viene interrogato da un giudice. “Prima di iniziare l’interrogatorio mi diceva di dire: ‘ripeti sempre la stessa cosa e io ti faccio rivedere i tuoi genitori’”.

Il tribunale inizia a interrogare anche gli altri fratellini. “Mi dicevano ‘Salvatore dimmi la verità dimmi che i tuoi scambiavano soldi con il vicino’”, ci racconta uno dei fratelli. “È facile raggirare un bambino, non ci vuole niente”. I fratelli sostengono di essere stati quasi stati torturati dalle domande dei giudici e degli assistenti sociali. “Mi avevano fatto il lavaggio del cervello”, dice Salvatore. Tutti e quattro cominciano a confermare le accuse verso i genitori.

Poi quando arriva la sentenza del Tribunale, l’esito è un altro: Ferdinando e Imma sono innocenti. Non c’erano prove che i genitori facessero prostituire i figli. Non solo, le storie dei bambini vengono definite come connotate da scarsa credibilità e del tutto inverosimili. “Ma loro avevano già dato i bambini in adozione” racconta mamma Imma alla Iena. E i bambini, nonostante i genitori siano innocenti, rimangono nelle famiglie adottive a cui sono stati affidati prima della sentenza.

“Voglio sapere perché mi hanno tolto i bambini”, dice il padre. Per capirlo siamo andati dall’avvocato che ai tempi era la curatrice speciale dei bambini: “Ricordo che gli abusi non erano dei genitori, ma c’è stata una tale trascuratezza dei genitori da indurre a dire che i bambini non stavano bene”.

I ragazzi però ci raccontano di aver sempre chiesto di tornare a casa loro. Imma e Ferdinando non si danno per vinti e iniziano a cercare i figli: “Andavamo scuola per scuola e dopo 5 anni troviamo Giusy”.

Dopo un’iniziale paura Giusy e suoi fratelli iniziano a rientrare in contatto con i genitori e scoprono un’altra versione del loro passato. I quattro ragazzini decidono di tornare a casa dei genitori biologici. “Presi un treno da sola a 14 anni e arrivai a casa”, ci racconta Giusy. “Da lì è stato solo un abbraccio lungo”.

Ma i 20 anni passati tra tribunali e assistenti sociali continua tormentarli e così fanno causa al tribunale dei minori, ma il caso viene archiviato. “Vorrei che le persone che volevano liberarsi subito di questi quattro mocciosi venissero almeno a chiedere scusa”, dice Salvatore. Ma lo stato non riconosce l’errore di quelle adozioni: “Noi sulla carta siamo figli dei nostri genitori adottivi, abbiamo il loro cognome”. Per chiedere come risolvere la questione e permettere ai ragazzi di avere il cognome dei loro genitori biologici, Veronica Ruggeri è andata al Tribunale dei minori di Napoli. Ma non l’hanno fatta entrare e nonostante tutti i tentativi di parlare con la presidente e non siamo riusciti ad avere un colloquio.

Le domande che volevamo fare sono tante: come è possibile che questi genitori non abbiano avuto notizie dei figli per anni? Come mai non è stato dato loro nessun risarcimento nonostante fossero innocenti? Come è possibile che dei ragazzi che chiedono solo di riavere il cognome del padre che gli è stato strappato oggi si trovino davanti tutte le porte chiuse?

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