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A 90 anni terremotata e forse truffata: “Senza riscaldamento e acqua” | VIDEO

Roberta Rei ci fa conoscere Agnese, una arzilla nonnina umbra che ha avuto una vita piena di tragedie. Oggi vive in una casa senza corrente né servizi igienici né acqua calda. La sua? L’ha venduta a due nipoti, che non gliel’avrebbero mai pagata dopo che a quella famiglia, ci dice, ha donato ori, gioielli e tutta la terra che aveva

Agnese è una donna di 90 anni piena di energie: ogni mattina si alza facendo ginnastica e cyclette, poi gira tutto il giorno in auto per le sue commissioni. Agnese però a 90 anni vive in una casa senza riscaldamento, acqua potabile e servizi igienici.

“A novant’anni vivo come novant’anni fa”, spiega a Roberta Rei la donna, che è una terremotata del centro Italia. “Speriamo che mi rimanga qualche anno ancora, e di viverlo dignitosamente”.

Per il suo problema con la casa ha spedito lettere a mezzo mondo, a partire dalla politica italiana: “Ho un mucchio di lettere, mi dicono che non possono fare niente e allora li mando a quel paese”, spiega la combattiva nonnina, che ha avuto una vita veramente difficile.

“Mia madre mi ha fatta a 18 anni, era l’ultima di 12 figli. La povertà era al massimo, mi hanno portato in un orfanotrofio. A 12 anni, si presenta questa coppia di Roma. In realtà non volevano adottarmi, ero una servetta. Non lo chiamavo papà, ma padrone”.

E oltre che delle pulizie di casa la ragazzina deve occuparsi anche dei bambini, portandoli in giro come babysitter.

Un giorno, sempre a 12 anni, un uomo la attira in un negozio con la scusa di regalarle un paio di scarpe. E la violenta… Non sarà l’ultima volta, perché durante una visita per un fibroma Agnese dice di esser stata abusata anche dal padrone della clinica. “A me gli uomini mi hanno fatto tanto male eppure li ho amati”.

Dopo che, a 17 anni, la mamma torna e le due donne vanno a stare insieme, Agnese riesce faticosamente a metter su casa.

Ma qui comincia il suo vero calvario. Nel 2010 quella casa diventa inagibile a causa del terremoto, ed è costretta a spostarsi.

“Mi hanno offerto un container che non ho accettato, perché d’estate è caldo e d’inverno è fresco” A consigliarle di non accettare il container è una nipote, che decide di ospitarla. Tempo dopo però Agnese capisce davvero perché quella parente avrebbe insistito tanto a non farle accettare il container: “Avrà pensato un domani stando qui da me, la cosa che lei ha me la darà”. Sembrerebbe essere una questione di eredità dunque, in cui l’amore parentale non c’entra nulla.

E Agnese infatti a quella famiglia dice di avere dato tutto: “Ho dato terra, mobili, oro, collezioni di francobolli e monete, tutto quello che avevo”.

Un giorno ad Agnese viene diagnosticato un tumore allo stomaco e i medici le dicono che ha poco da vivere: “Sono andata dal notaio e ho fatto l’atto di donazione anche della terra”.

Dal notaio, racconta ancora la donna, le fanno firmare un sacco di carte, che lei però dice di non aver letto. Quando poi i rapporti tra le due donne peggiorano, Agnese prova a mettere in vendita la sua casa, per pagarsi un affitto ma scopre di aver venduto la casa ai figli della donna per 44mila euro.

E se da un lato è vero che Agnese quel contratto di vendita lo ha firmato, d’altro canto i 44mila euro della casa venduta sembrerebbe non averli mai visti. La donna chiede allora alla banca dei nipoti che fine abbia fatto quell’assegno ma le viene risposto che non risulta mai essere stato negoziato. E quando chiede al padre dei due nipoti di riavere indietro i soldi che le spettano per la vendita della casa, lui le fa scrivere dall’avvocato: “Tu mi devi dare 48.750 euro di spese, cioè tutta la corrente elettronica dei nove anni che sei stata con noi”.

“Non me l’aspettavo, è stato il colpo di grazia”, spiega Agnese. Nella casa in cui oggi è ospitata, Agnese non ha neanche i servizi igienici e alla tenera età di 90 anni è costretta ad andare in mezzo ai campi…  Le manca tutto: l’attacco della lavatrice, il gas della cucina, i riscaldamenti, cioè il minimo per potere avere una vita dignitosa.

Roberta Rei decide allora di andare a sentire il padre dei suoi due nipoti, che però in un primo momento nega di sapere qualcosa di quei 44mila euro. Poi però dice: “Glieli ho dati, io non ho mai ingannato nessuno in vita mia”.

La Iena raggiunge anche la casa dei nipoti, che da dietro una porta spiegano: “Lei lo sa come funzionano gli atti, quello che compra passa l’assegno a quello che vende, poi se lei l’assegno non l’ha mai incassato non è colpa mia”. E aggiunge: “Sa quante donazioni ci ha fatto la signora?”

I ragazzi poi ci mettono alla porta, senza dare risposte né farci vedere i documenti della casa. Un istante dopo arriva la madre dei ragazzi, la nipote di Agnese, che però viene subito accompagnata dentro da uno dei due, per non darle la possibilità di rispondere.

Proviamo, come ultima speranza, ad andare dal sindaco, perché essendo lei una terremotata ci auguriamo possa darle una mano. “Io vengo a conoscenza di alcune cose nel momento in cui, come in questo caso, me le state dicendo. Comunque si pensava che con la dimora che aveva non ci si preoccupava più di tanto… cercheremo nel giro di poche ore, innanzitutto, di risolvere il problema per questa notte. E cercheremo poi di risolvere anche per i giorni successivi. Faremo in modo che la signora possa avere una sistemazione dignitosa”.

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