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Allarme Ebola: 1.300 morti in un anno nel Congo | VIDEO

È la seconda epidemia di questo virus mai vista in Congo come gravità, dopo quella del 2014 di cui vi abbiamo parlato con Nadia Toffa e alcuni esperti

L’incubo del virus Ebola non è purtroppo finita, anzi. Dal riesplodere dell’epidemia nell’agosto 2018 ha ucciso già 1.277 persone morte nella Repubblica Democratica del Congo (il cosiddetto Congpo-K o Congo-Kinshasa). Dei 1912 infettati dal virus, 496 sono guariti. I dati arrivano dall’ultimo bollettino epidemiologico nazionale congolese di domenica scorsa, 26 maggio. 

Come gravità si tratta della seconda epidemia della febbre emorragica dopo quella esplosa nell’Africa occidentale nel 2014. Proprio durante l’emergenza di cinque anni fa, abbiamo parlato del virus nel servizio di Nadia Toffa che potete vedere qui sopra assieme a Massimo Galli, direttore malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, e a una dottoressa di Medici senza frontiere che era appena tornata dalla Guinea. 

L’ebola è un virus estremamente aggressivo per l’uomo che si trasmette attraverso i fluidi corporei, come sangue, sudore, saliva, escrementi. Dal contagio al manifestarsi dei sintomi possono passare da 2 a 21 giorni circa. Inizia come una banale influenza ma dopo poco gli organi iniziano a sanguinare. Il corpo si disidrata, gli organi interni collassano. La prima epidemia è scoppiata in Congo nel 1976.

Rispetto all’epidemia del 2014, sono stati fatti dei passi avanti.  Durante l’emergenza scoppiata cinque anni fa, infatti, i casi di contagio erano centinaia alla settimana. Ma oggi ci sono medicinali, che stanno aiutando a combattere la malattia.

L’Onu ha nominato un vice-rappresentante speciale del segretario generale, David Gressly, che lavorerà insieme alla comunità internazionale e all’Organizzazione Mondiale della Sanità per combattere l’epidemia. “Finora la costante insicurezza e le manifestazioni politiche hanno reso molto difficile il nostro compito”, ha dichiarato Gressly. “Non possiamo assolutamente perdere altro tempo se vogliamo annientare la malattia”. 

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