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Anoressia, lo studio: “Non solo la psiche, anche il metabolismo è determinante”

Lo studio, condotto dal King’s College di Londra e dai ricercatori dell’università del North Carolina e pubblicato su Nature Genetics, individua otto geni che risulterebbero “significativamente associati all’anoressia nervosa”

“L’anoressia presenta non solo le correlazioni che ci aspettavamo con l’ansia, la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo, ma anche una serie di correlazioni metaboliche che non riscontriamo in nessun altro disordine psichiatrico”. Così Gerome Breen, genetista del King’s College di Londra, spiega quanto riscontrato nel più ampio studio mai condotto sull’argomento assieme ai ricercatori americani dell’Università del North Carolina e pubblicato sulla rivista Nature Genetics.

Nello studio sono state individuate otto variazioni genetiche legate al disturbo. La ricerca suggerisce una doppia origine dell’anoressia: non solo psichiatrica, ma anche metabolica. “I risultati indicano che non si può più trattare l’anoressia, e forse i disturbi alimentari in generale, come puramente psichiatrici o psicologici”, ha detto il genetista. Lo studio è stato condotto comparando il DNA di circa 17mila persone affette da anoressia e più di 55mila individui sani.

I geni che risulterebbero correlati all’anoressia sono già noti per avere un ruolo nei disturbi di ansia, depressione e quelli ossessivi compulsivi. Ma quello che emerge dallo studio è che questi geni avrebbero anche un ruolo nel bruciare i grassi, nella predisposizione all’attività fisica e nelle alterazioni del metabolismo.

Secondo Gerome Breen sarebbe necessario concentrarsi ora sullo studio del DNA di persone colpite da anoressia per capire se sia possibile sviluppare una terapia basata anche sul metabolismo. "Le anomalie metaboliche viste nei pazienti con anoressia sono quasi sempre attribuite al digiuno e alla fame”, ha commentato il genetista. “Ma il nostro studio dimostra che le alterazioni metaboliche potrebbero in realtà precedere e contribuire allo sviluppo del disturbo. La nostra analisi mostra che i fattori metabolici potrebbero avere un ruolo altrettanto determinante di quelli psichiatrici".

Questa potrebbe essere una spiegazione del perché troppo spesso le cure dei pazienti affetti da anoressia nervosa non hanno il successo sperato. Tra le malattie psichiatriche, l’anoressia nervosa è la più letale e troppo spesso chi ne soffre non riesce a uscirne. Una realtà di cui noi de Le Iene siamo stati purtroppo testimoni attraverso la storia di Sara, una 24enne che da 10 anni soffriva di anoressia, fino a che non si è tolta la vita ingerendo della soda caustica. Qualche mese dopo la sua morte, nel gennaio 2013, abbiamo deciso di raccontare la sua storia nel servizio di Nadia Toffa, che aveva conosciuto questa giovane ragazza mesi prima. Una storia che finisce in tragedia, perché dal tunnel dell’anoressia Sara non è più riuscita a uscire.

La prima volta che Nadia Toffa ha incontrato Sara è stato subito evidente che il suo disturbo era molto grave. Era magrissima: 20 chili.  Sara ci ha raccontato di essere stata ricoverata in un centro specializzato per disturbi alimentari. “Non è andata bene perché lì dovevi mangiare tutto quello che ti dicevano di mangiare, poi però le ragazze andavano fuori e facevano iperattività. Alla fine sudavo come una pazza e ho detto basta”. Sara all’epoca aveva 16 anni e ha deciso di allontanarsi dalla clinica. I tentativi successivi di uscire dall'anoressia sono stati inutili. 

“Nessuno ha capito la malattia di mia figlia”, ci ha detto la madre di Sara dopo la tragica morte della ragazza. “È una malattia peggio del tumore. È stata ricoverata 11 volte mia figlia. Abbiamo girato tutti gli ospedali”. 

I genitori di Sara hanno deciso di raccontare la sua storia proprio per testimoniare quanto possa essere terribile l’anoressia, che può arrivare a ucciderti. 

Lo studio appena pubblicato su Nature Genetics potrebbe suggerire nuove terapie combinate per affrontare questo disturbo. 

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