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Quelle armi legali che distruggono famiglie: “Li ha massacrati” | VIDEO

Solo nel 2018 sono state 51 le persone uccise da chi detiene pistole o fucili con licenze per uso sportivo. Matteo Viviani ha verificato quanto sia semplice avere uno di quei permessi e ha parlato con alcuni familiari delle persone uccise con armi detenute legalmente

Non vi parliamo di chi ha un’arma per uccidere, ma di chi ha ottenuto un porto d’armi o una licenza per uso sportivo: il numero di morti causati da chi ha questi tipi di permessi fa paura. Solo nel 2018 sono state 51 le persone uccise da chi detiene pistole o fucili in quel modo. Quattro volte più dei morti per furti o rapine, il doppio dei morti per mafia.

Questi numeri sembrano indicare anche un’altra cosa: la maggior parte di chi detiene queste licenze non le cercherebbe per esercitarsi a sparare a un bersaglio al poligono. “Risultano esserci circa 150mila iscritti alle federazioni dei poligoni”, spiega Francesco Vignarca di Rete Disarmo, ma ci sono ben 500mila licenze. Ma se tutte queste persone in più non vanno mai al poligono, cosa se ne fanno delle armi? “Riteniamo che molte persone che hanno chiesto un permesso per il tiro sportivo lo abbiamo in realtà fatto per avere un’arma in casa”. Se fosse vero, significherebbe che la maggior parte di chi richiede questa licenza lo fa per sentirsi più sicuro con una pistola in casa.

“La gente vuole l’arma in casa e quindi ovviamente usa l’approccio più facile per averla”, sostiene Vignarca. Con Matteo Viviani allora decidiamo di verificare se e quanto sia effettivamente facile ottenere una licenza. Come prima cosa andiamo dal medico di base per avere la certificazione di idoneità psicofisica. In meno di dieci minuti, rispondendo alle domande del modulo precompilato, abbiamo il certificato timbrato e siamo pronti al secondo step. A questo punto dobbiamo recarci dall’ufficiale sanitario dell’Asl per la visita che deve comprovare la nostra idoneità psicofisica.

Tutto si risolve con un controllo della vista: la prima impressione è che i controlli sanitari possano essere un po’ superficiali. Le prove però non sono finite: bisogna andare al poligono per seguire e superare un breve corso. Dopo venti minuti di tentativi, siamo pronti a sostenere l’esame: lo passiamo, paghiamo e salutiamo.

Per fare tutto questo ci vuole poco più di una settimana. Ora rimane solo da presentare tutta la documentazione in Questura e, visto che non abbiamo precedenti penali, è fatta. Se è stato così semplice per noi, purtroppo, significa che è lo è stato anche per chi quell’arma l’ha usata per uccidere. E le armi detenute legalmente sono quelle più usate per commettere omicidi in famiglia.

Con il porto d’armi per uso sportivo possiamo comprare e portare a casa “dodici armi sportive più tre comuni”, come ci dice l’armaiolo Angelo Buzzini. Un vero e proprio arsenale, anche perché lo scorso anno è stata modificata la legge che in precedenza limitava a sei il numero massimo. La licenza è valida per cinque anni, senza dover subire nessun ulteriore controllo.

“Non si può così, una persona può cambiare da un giorno all’altro”. Ali aveva una sorella, suo marito comprò una pistola proprio seguendo il percorso che vi abbiamo mostrato. “Lui ha preso l’arma e ha detto ‘voglio stare sicuro con mio figlio e mia moglie a casa, che non mi entrino i ladri’. Mia sorella aveva paura di quell’arma”. Un giorno l’uomo prende la pistola e scarica il caricatore sulla moglie e il figlio. “Li ha massacrati”. E purtroppo non è certo l’unica tragedia di questo tipo.

“Abbiamo registrato alcuni casi in cui nemmeno a una persona sottoposta a Tso (il trattamento sanitario obbligatorio spesso legato a problemi psichici, ndr) si è potuta togliere la licenza o sottrarre le armi”, dice Vignarca. Ottenuto il permesso infatti è molto difficile che venga revocato.

Daniela, vittima di uno squilibrato con licenza sportiva, racconta a Matteo Viviani: “Tutti sapevano che questo ragazzo aveva dei problemi, com’è possibile che abbia avuto quella licenza? Io ero in scooter, ho visto una persona sdraiata per terra che urlava. Quando ho capito che urlava ‘mi uccide, mi uccide’, mi sono beccata una pallottola nella schiena. Dal 2003 sono in sedia a rotelle. La prima cosa che mi sono chiesta è stata: perché non mi ha fatto un favore e non mi ha uccisa?”.

Anche Giuseppe è finito vittima di chi aveva un’arma con licenza. “Aveva 16 anni”, racconta il padre Daniele. “Una mattina prima di andare a scuola parte in motorino e poi sparisce. Dopo una settimana di ricerche i carabinieri hanno trovato il corpo, nel cortile del ragazzo da cui era andato prima delle lezioni. In quella casa c’era un’arma regolarmente detenuta a titolo sportivo, quest’altro ragazzo l’aveva presa e ha sparato due colpi in testa”. Un litigio tra due adolescenti finito in tragedia, perché uno dei due aveva accesso a un’arma: “Ci vogliono delle norme stringenti anche per conservare le armi in modo adeguato”.

Le norme in realtà esistono e prescrivono che le armi debbano essere conservate scariche e in una cassaforte o un armadio blindato. Abbiamo provato a parlare con il ministro dell’Interno Lamorgese per discutere di quanto sia possibile far applicare realmente questa norma, ma finora non ha trovato il tempo per discuterne con noi.

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