Vita sommersa dai rifiuti, in casa di una vittima di barbonismo domestico | VIDEO
Si chiama barbonismo domestico. È un disturbo psicologico che porta le vite a essere sommerse di rifiuti. Camere da letto, bagni, salotti sono pieni di immondizia. Trasformano le loro case in discariche
Noi conosciamo una ragazza che soffre di questo disturbo. “Era il mio modo di esternare che dentro non stavo bene”, dice la 30enne. “Era la mia discarica emotiva”. Ad accorgersi per primi di loro sono i vicini di casa. Daniela e suo marito Mattia hanno chiamato la nostra Veronica Ruggeri per parlare della loro vicina e del suo cane che stanno chiusi nella spazzatura 24 ore al giorno. “Da più di 2 anni vediamo sempre tutto chiuso. Sentiamo l’odore e i continui lamenti del cane”.
Da questi dettagli, Mattia vuole capire chi vive in quella casa. Individua l’auto della vicina che anche questa è piena di immondizia. Solo un imbianchino riesce a entrare nell’appartamento. Conferma che è pieno di rifiuti con escrementi del cane ovunque. “Ci sembra una condanna, questa è la casa della nostra vita”, dice Daniela in lacrime.
Così la nostra Veronica Ruggeri cerca di incontrarla per strada. “Io non sono una persona particolarmente fortunata e questo lo so da parecchio tempo ormai”, le dice. Ci racconta che è rimasta orfana di papà a 21 anni, ha così dovuto lasciare l’università e andare a lavoro. “Sto cercando di farlo con le mie forze, che non è proprio una cosa immediata”. Ci rivela anche un’altra triste verità. “Nessuna persona è venuta a chiedermi se avessi bisogno di una mano”.
Ci accompagna sull’uscio della sua casa. È tutto buio perché dice di non avere l’elettricità. “E’ una casa piccola e io accumulo cose negli angoli. Ci racconta di essere seguita dagli assistenti sociali. “Ho solo visto inquisizione nei miei confronti”. Trova in Veronica una prima persona interessata a lei. “Non sono più abituata a qualcuno che mi chieda come sto”, rivela. Accetta di aprirci la sua casa. La scena davanti ai nostri occhi è impressionante. C’è spazzatura ovunque, anche nella doccia e sul materasso su cui dorme.
Inizia a raccontarci di sé. “Ero una bambina felice”, dice. “Poi un lutto mi ha fatto crescere di botto”. Racconta di aver superato un brutto periodo. Trascorso interamente in quella casa ad accumulare cose. “E’ un problema di testa io a un certo punto credo di aver staccato una parte di me”, una situazione che si palesa già nelle piccole cose quotidiane. “Si è rovesciato il flacone dello shampoo ma non l’ho tirato su. Non vedevo il disordine crescere, non mi interessava vederlo e quindi non lo guardavo. Così esternavo il mio modo di non stare bene”. Ci rivela che è da un anno che non si fa una doccia.
Decidiamo di aiutarla e la mattina dopo facciamo intervenire un’impresa di pulizie. Iniziano a riempire sacchi su sacchi. Pulire in questo caso non è necessario. Lei ha bisogno di qualcuno che metta ordine anche nella sua vita e non solo nella sua casa. Per primo sentiamo il sindaco. “Le abbiamo offerto un supporto psicologico, umano e anche aiuti per pulire, ma non ci ha mai fatto entrare”, dice Daniele Ruscigno. Nel frattempo, i vicini si fanno avanti. Portano tende, asciugamani, piatti.
La riportiamo nella sua casa. Ed è subito una grande sorpresa felice per lei.