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Bronzi di Riace, il sindaco di Reggio: “Recuperare tutti reperti, no alle aggressioni”

Giuseppe Falcomatà, primo cittadino di Reggio Calabria, chiede che si indaghi sul mistero raccontato da Marco Occhipinti e Antonino Monteleone e che sia recuperato ogni reperto legato ai Bronzi.  Sull’aggressione alla Iena: “Uno stereotipo che non rappresenta il vero calabrese”

Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, chiede piena luce sul mistero dei Bronzi di Riace di cui si è occupata martedì scorso un’inchiesta de Le Iene.

Antonino Monteleone e Marco Occhipinti, nel servizio che potete rivedere qui sopra, si sono chiesti se a scoprirli sia stato davvero il sub romano Stefano Mariottini e dove potrebbero essere finiti la lancia, lo scudo, l’elmo e un eventuale terzo bronzo della cui esistenza si è parlato spesso proprio per alcune espressioni della sua denuncia di ritrovamento.

Per il sindaco di Reggio Calabria è importante fare assoluta chiarezza su questo mistero: "L’inchiesta realizzata da Le Iene merita una ponderata riflessione da parte della Città metropolitana di Reggio di Calabria. Lasciando da parte tutte le ipotesi delittuose che sono state fatte intravedere dal servizio e che competono alla magistratura inquirente, nella mia qualità di Sindaco non posso non auspicare che venga fatta piena luce sulla vicenda, ben consapevole che i Bronzi di Riace sono l’attrattiva turistica e culturale principale dell’intera area metropolitana”.

Il sindaco interviene poi anche sull’aggressione ricevuta dalla nostra Iena da parte dell’esercente di uno stabilimento balneare, quando Monteleone si è recato da Mariottini per chiedere conto delle molte incongruenze nella sua ricostruzione dei fatti: “Dopo aver stigmatizzato comportamenti violenti e minacciosi, che rispondono a uno stereotipo del calabrese che deve essere completamente superato, ci sentiamo di incoraggiare qualunque iniziativa dello Stato, affinché venga assicurato al Museo di Reggio ogni reperto pertinente al ritrovamento. Sarebbe impensabile che la Storia ci giudicasse incapaci di tutelare i massimi capolavori dell’arte greca, ritrovati nelle nostre acque".

Marco Occhipinti e Antonino Monteleone in questa loro inchiesta alla ricerca dell’arte perduta, hanno raccontato il mistero del ritrovamento dei due Bronzi di Riace, avvenuto il 16 agosto del 1972 da parte del sub romano Stefano Mariottini.

Un ritrovamento per il quale l’uomo incassa un premio di ben 125 milioni di lire. Qualcuno però sostiene che non fu lui a scoprire quel tesoro, ma quattro ragazzi del posto. La questione è arrivata in un Tribunale che ha stabilito il primato del sub romano.

Alcuni sostengono poi che quei due splendidi bronzi, raffiguranti guerrieri greci e realizzati nel V secolo avanti Cristo, non siano proprio tutto ciò che sarebbe stato recuperato in quel lontano 1972.

Giuseppe Braghò, studioso appassionato di archeologia che ha dedicato gran parte della sua vita a raccontare una storia dei bronzi di Riace diversa da quella ufficiale, sostiene: “Il signor Mariottini, parlando di una delle due statue dice: ‘Al braccio sinistro presenta uno scudo’. Chiunque capisce che questa statua, da lui scoperta, al braccio sinistro presentava uno scudo”. Di questo scudo, però, non c’è alcuna traccia. E non ci sono tracce neanche di un’altra parte dell’armatura: l’elmo,  di cui parla l’ispettore ministeriale Pietro Giovanni Guzzo nella sua relazione. Nella denuncia, inoltre, Mariottini parla di un “gruppo di statue”, espressione non usuale per chi vuole indicare la presenza di due sole statue.

E non è finita qui: la prima statua, per come è descritta dal sub nella sua denuncia di rinvenimento, sembra molto diversa per posizione di gambe e braccia rispetto ai due Bronzi che tutti conosciamo. “Mariottini mente!”, dice Braghò ad Antonino Monteleone. “Perché descrive una statua che lì non c’è”.

Siamo andati proprio dal sub, ma lo scopritore dei Bronzi non ci accoglie molto bene: “Ho evitato qualsiasi confronto richiesto e qualsiasi intervista sull’argomento”. Quando un altro uomo si avvicina chiedendo a Mariottini se lo stiamo infastidendo, scoppia il putiferio. “Vi ammazzo tutti quanti”, dice quest’uomo avvicinandosi in maniera minacciosa alla Iena. Perché se uno prova a fare qualche domanda a chi ha fatto quella clamorosa scoperta viene accolto così?

Dopo un’accesissima discussione in cui intervengono altre persone, proviamo a riprendere il discorso. Uno dei presenti si lascia sfuggire qualcosa: “Alla fin fine il discorso è questo: i bronzi ha detto che li ha trovati lui, i soldi se li è presi lui, che cazzo devi fare di più? Però c’erano lance e scudo.” Alla domanda della Iena su chi possa essersi presi questi reperti, risponde: “C’era altra gente prima di lui”. “Lui è stato furbo quel giorno, ha sfruttato la situazione, questo è culo!”. Insomma, anche i pescatori del luogo sanno la storia della lancia e lo scudo, ma più che essere indignati sembrano provar invidia per chi si è aggiudicato il premio e per chi eventualmente si è portato a casa quei preziosissimi reperti.

Chi sa qualcosa su questo giallo parli e non esiti a contattarci, anche perché i Bronzi di Riace sono di tutti i calabresi, sono di tutti gli italiani.

 

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