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“Ha bruciato viva mia figlia: 6 anni dopo può già uscire in permesso”

Mario Luzzi, papà di Fabiana, accoltellata e bruciata viva dal suo fidanzato quando aveva 16 anni, scrive una lettera di protesta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Con Nina Palmieri vi abbiamo appena raccontato un’altra storia atroce di violenza sulle donne simbolo di come la legge possa essere distante dalla vita reale

“Lo Stato non difende le vittime e premia gli assassini. Mi sento tradito”. L’accusa è in una lettera di dodici righe indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per protestare contro “il trattamento di favore ottenuto da un assassino”. A scriverla è Mario Luzzi, il papà di Fabiana, morta nel 2013 ancora giovanissima, 16 anni. Fabiana è stata accoltellata e bruciata viva dal suo fidanzato, un anno più grande di lei. Domenico Morrone è stato condannato a 18 anni di carcere e quest’anno ha già ottenuto tre permessi premio dal carcere: “licenze” per buona condotta. È questo a spingere papà Mario a scrivere quella lettera.

“Non ci volevo credere quando una nostra amica ci ha informati di aver visto l’assassino di Fabiana camminare per le strade di Corigliano”, ha detto Mario Luzzi. “Sono corso subito dai carabinieri per avere conferma. Mai avrei immaginato che potesse accadere una cosa del genere”. I genitori di Fabiana, da quel 25 maggio 2013 in cui denunciarono la scomparsa della figlia vivono un incubo. “A tavola, a mezzogiorno e sera, apparecchiamo anche per lei. La notte mi alzo, vado in camera sua e bacio la sua foto. Al mattino mi alzo e mi viene spontaneo chiamarla”. Mentre Domenico Morrone “continua ad avere licenze premio”: “Una volta erano i militari a usufruirne, oggi ne beneficiano gli assassini”.

Noi de Le Iene siamo da sempre in prima linea contro femminicidi e violenze sulle donne. Contro storie in cui tropo spesso la legge si rivela inadatta a far fronte alle situazioni reali. Come è successo a Lucia Panigalli, aggredita con un coltello dal suo ex, che in carcere ha tentato di farla uccidere una seconda volta. Vi abbiamo appena raccontato la sua storia nella prima puntata della nuova stagione il 2 ottobre scorso, nel servizio di Nina Palmieri che potete vedere qui sotto.

Anche quella di Lucia è una tragedia che mostra quanto la legge possa essere distante dalla vita delle persone. Dopo aver tentato di ucciderla con un coltello il 16 marzo 2010, l’ex di Lucia, Mauro Fabbri, finisce in carcere con una condanna per tentato omicidio. Anche mentre sta scontando la sua pena, Fabbri insiste nella sua volontà assassina e incarica il suo compagno di cella di portare a termine l’omicidio. “Era talmente chiara la volontà omicida di quest’uomo che io ero assolutamente certa che sarebbe stato condannato”, ha detto Lucia alla Iena. Invece Fabbri viene assolto per alcune sfumature del codice penale che non hanno permesso di considerare la sua condotta un reato. Non solo, Fabbri esce prima del previsto dal carcere per buona condotta. E Lucia vive ancora di più nella paura. Mentre lui è libero, lei è costretta ad aspettare i carabinieri ogni volta che deve uscire di casa. 

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