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Soldi per le buche a Roma finiti ai vigili, indaga la Procura | VIDEO

La Procura di Roma indaga per abuso d’ufficio: i soldi delle multe, destinati alla sicurezza delle strade, sarebbero andati a finanziare altre spese. La madre di Elena Aubry, la giovane motociclista morta per le cattive condizioni di una strada romana: “Sconcertata”

Sui fondi per le buche di Roma c’è un’inchiesta per abuso di ufficio. Vi abbiamo anticipato la notizia qualche giorno fa, e ora arriva la conferma della Procura di Roma. Sotto indagine è la destinazione dei soldi delle multe, che dovrebbero essere assegnati per il 50% alla sicurezza stradale e all’emergenza buche. Soldi che però, spiegano gli inquirenti, sarebbero andati a pagare altre spese: da scrivanie e mobili per i vigili urbani fino a generi alimentari per la Protezione civile.

Al momento nel procedimento di cui è titolare il sostituto procuratore Antonia Giammaria, non ci sono indagati. Sarebbero state ascoltate come persone informate sui fatti alcuni funzionari dell’ufficio Ragioneria e della segreteria generale del Campidoglio.

Sulla destinazione di questi fondi, il Codice della strada parla chiaro: il 50% degli incassi dalle multe, tra le altre diverse entrate degli enti locali, devono andare a finanziare manutenzione e sicurezza stradale.

Stiamo parlando, per quanto riguarda la città metropolitana di Roma, di almeno 1 milione di contravvenzioni (e sono solo quelle dei primi sei mesi dell’anno!).

Un “bottino” che nel 2016, spiegano dal Codacons, avrebbe fruttato almeno 348 milioni di euro, solo 108 dei quali, tra l’altro, sarebbero stati effettivamente. Roma, nel frattempo, sprofonda nelle sue buche.

Buche e radici stradali come quelle che avrebbero causato la morte della giovane motociclista Elena Aubry, di cui vi abbiamo raccontato nel servizio di Cristiano Pasca che potete rivedere sopra.

Elena è morta il 6 maggio 2018. E’ in sella alla sua moto lungo via Ostiense nella Capitale. Sbanda forse a causa delle radici degli alberi lungo la carreggiata e delle numerose disconnessioni e buche presenti. L’impatto è violentissimo: la 25enne muore sul colpo.

La madre di Elena, Graziella Viviano, intervistata da Iene.it, non ha dubbi: “Lo stato della strada le ha fatto perdere il controllo tra dossi e manutenzione mancata. Disgraziatamente Elena è poi finita su quel maledetto guardrail, che le ha fatto saltare via il casco. E quel guardrail, nella parte superiore, era una lama. I progettisti dovrebbero stare attenti e non vere e proprie lame, che anche solo a toccarle con la mano ti massacri”.  

Sull’inchiesta aperta a Roma la madre di Elena dice: “Sono sconcertata che invece di chiudere quelle maledettissime buche, usino i soldi per cibo e scrivanie. Penso però che andrebbe fatta una verifica non solo a Roma ma in tutta Italia”.

E alla sindaca Virginia Raggi, che qualche tempo fa aveva proposto di cercare sponsor per riparare le migliaia di buche romane, dice con durezza: “Quando ti muore una figlia solo tu riesci a capire cosa significa. Quando ti muore una figlia muore l’intera famiglia con lei. Il fatto che solo chi vive una tragedia del genere possa capire, forse non fa comprendere bene agli altri. Se solo la sindaca immaginasse anche lontanamente cosa si viene a creare con la morte tragica di un figlio o di un familiare, si precipiterebbe a evitare che possa riaccadere. Ma a Roma c’è un meccanismo contorto. In ogni amministrazione occorrerebbe individuare delle figure precise, per sapere chi fa cosa: qui è molto difficile. Chiedo due cose semplici: responsabilità ed etica. Manca il rispetto verso il cittadino. Siamo gli ultimi della scala. Ci si è dimenticati che il cittadino è lo Stato”.

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