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“Mia figlia è morta per le buche e invece di tapparle buttano i soldi in cibo e mobili!”

La procura di Roma apre un’inchiesta dopo un esposto del Codacons. A Iene.it parla in esclusiva Graziella, la mamma di Elena Aubry, motociclista 25enne morta per una maledettissima buca in strada come vi abbiamo raccontato con Cristiano Pasca 

I soldi per riparare le migliaia di buche di Roma? Usati per pagare le scrivanie dei vigili urbani e forse anche generi alimentari per rifocillare la Protezione Civile. È il sospetto della Procura di Roma che, secondo quanto riporta Il Messaggero, avrebbe aperto un’indagine dopo un esposto presentato dal Codacons, l’associazione dei consumatori.

Il Codice della strada parla chiaro: il 50% degli incassi dalle multe, tra le altre diverse entrate degli enti locali, devono andare a finanziare manutenzione e sicurezza stradale. E invece nella Città Eterna, raccontano le indiscrezioni su questa indagine della Procura, la “toppa” si metteva alle carenze negli arredi degli uffici e non alle toppe vere e proprie, cioè le migliaia di buche che ancora infestano le strade della Capitale.

A quanto pare si indagherebbe per falso ma la vicenda potrebbe essere molto più ampia, se si confermasse l’ipotesi peggiore: non solo fondi stornati dove non serve ma anche lavori di manutenzione registrati negli uffici e mai eseguiti, o comunque fatti con materiali di scarto.

E non parliamo di pochi euro, ma dei proventi di almeno 1 milione di contravvenzioni (e sono solo quelli dei primi sei mesi dell’anno!).

Un “bottino” che nel 2016, spiegano al Codacons, avrebbe fruttato almeno 348 milioni di euro, solo 108 dei quali, tra l’altro,  sarebbero stati effettivamente sospesi. Roma, nel frattempo, sprofonda nelle sue buche.

Buche e radici stradali come quelle che avrebbero causato la morte della giovane motociclista Elena Aubry, di cui vi abbiamo raccontato nel servizio di Cristiano Pasca che potete rivedere sopra.

Sua madre, Graziella Viviano dice a Iene.it: “Sono sconcertata che invece di chiudere quelle maledettissime buche, usino i soldi per cibo e scrivanie. Ho sempre sostenuto che questi fondi debbono andare per la sicurezza stradale. Ma non bisogna inventarsi nulla: c’è la legge che lo dice. Penso però che andrebbe fatta una verifica non solo a Roma ma in tutta Italia”.

E alla sindaca Virginia Raggi, che qualche tempo fa aveva proposto di cercare sponsor per riparare le migliaia di buche romane, dice: “Quando ti muore una figlia solo tu riesci a capire cosa significa. Quando ti muore una figlia muore l’intera famiglia con lei. Il fatto che solo chi vive una tragedia del genere possa capire, forse non fa comprendere bene agli altri. Se solo la sindaca immaginasse anche lontanamente cosa si viene a creare con la morte tragica di un figlio o di un familiare, si precipiterebbe a evitare che possa riaccadere. Ma a Roma c’è un meccanismo contorto. In ogni amministrazione occorrerebbe individuare delle figure precise, per sapere chi fa cosa: qui è molto difficile. Chiedo due  cose semplici: responsabilità ed etica. Manca il rispetto verso il cittadino. Siamo gli ultimi della scala. Ci si è dimenticati che il cittadino è lo Stato”.

La sua Elena è morta il 6 maggio 2018. E’ in sella alla sua moto lungo la via Ostiense nella Capitale. Sbanda forse a causa delle radici degli alberi lungo la carreggiata e delle numerose disconnessioni e buche presenti. L’impatto è violentissimo: la 25enne muore sul colpo.

“Mia figlia sapeva guidare, andava piano e aveva tutte le protezioni, utilizzate da un motociclista esperto, eppure è morta”, racconta la mamma. “Nello stesso punto, nell'arco di 15 giorni sono cadute altre due persone. Ero lì poche ore dopo l’incidente. A parte le radici, c'erano cordoli veri e propri, di aghi di pino ai lati della carreggiata che entravano dentro per una cinquantina di centimetri. Non sono responsabilità dei sindaci precedenti, ma tappeti mortali per i motociclisti”.

Sulle responsabilità della morte di Elena sua madre non ha alcun dubbi: “Lo stato della strada le ha fatto perdere il controllo tra dossi e manutenzione mancata. Disgraziatamente Elena è poi finita su quel maledetto guardrail, che le ha fatto saltare via il casco. E quel guardrail, nella parte superiore, era una lama. I progettisti dovrebbero stare attenti e non fare mezze lamiere che sono vere e proprie lame, che anche solo a toccarle con la mano ti massacri”.  

“Ora aspettiamo che si apra il processo sulla sua morte, e che sia molto breve, perché non c’è da scoprire più niente”, conclude commossa e combattiva come sempre. “Per lo meno abbiamo raggiunto un obiettivo: quel tratto di strada dove è morta Elena è stato chiuso ai motociclisti”.

Solo qualche giorno fa le buche di Roma erano tornate sulle prime pagine dei giornali, con la curiosa “protesta” dei calciatori della Roma. “Le buche ci distruggono ruote e cerchioni delle nostre auto”, avevano spiegato spingendo la società ad interpellare gli amministratori locali per sistemare le strade attorno a Trigoria. Sarà questa protesta a risolvere finalmente l’emergenza buche?

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