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Calcio femminile, è boom. Ma le nostre campionesse sono ancora "dilettanti" | VIDEO

Sono usciti i dati relativi al calcio femminile in Italia e segnano un vero e proprio boom. Che non si limita agli ascolti tv dell'ultimo Mondiale

La Figc, Federazione Italiana Giuoco Calcio, ha pubblicato Il “Report Calcio 2019” che mostra un sensibile aumento delle calciatrici tesserate: +39,3% negli ultimi dieci anni, passando da 19mila a 26mila. E mentre sempre più italiani hanno preso a cuore la Nazionale femminile di calcio che ha lottato fino all’ultima partita, la questione professionismo continua a creare polemiche.

Noi siamo andati a conoscere alcune delle protagoniste del mondiale con la Iena Nadia Toffa. Valentina Giacinti, attaccante del Milan e della Nazionale, non è proprio una ragazza qualsiasi; talentuosa attaccante convocata in nazionale, ha segnato il suo primo goal al campionato mondiale 2019 nel primo tempo dell'ottavo di finale contro la Cina. A noi ha rivelato come si è avvicinata a questo sport: “I miei genitori quando ero bambina hanno visto che non andavo d’accordo con le bambole: gli staccavo la testa e ci giocavo a calcio” racconta. “I miei genitori hanno seguito la mia passione senza pregiudizi”.

Valentina gioca a calcio dall’età di sei anni e ammette a Nadia Toffa: “Mi piacerebbe diventasse la mia professione, ma in Italia siamo ancora indietro. Ho pensato di andarmene all’estero”. Il motivo ce lo spiega lei stessa: “in Italia non abbiamo neanche un campionato professionistico. Giocare all’estero è una realtà diversa, le atlete sono considerate professioniste, possono permettersi di fare solo quello nella vita e ricevono uno stipendio”

In Italia tutte le ragazze come Valentina, che si allenano anche quattro volte alla settimana, sono ritenute dilettanti. “All’estero è tutto un altro film”, dicono le calciatrici. “Le giocatrici sono contrattualizzate, quindi tutelate poiché versano i contributi per la pensione. Gli stipendi, lontanissimi da quelli percepiti dai colleghi uomini, gli permettono di vivere”. Di quanto stiamo parlando? Dai 25mila ai 220mila euro l’anno, più le sponsorizzazioni. Per questo motivo quando un club straniero fa un’offerta per una delle nostre giocatrici, è difficile competere.

Anche Sara Gama, trentenne triestina capitana dell’Italia e della Juventus, ci ha detto: “C’è un problema di cultura nel nostro paese. La donna che gioca a calcio qui non è accettata”. E aggiunge: “mancano un sacco di cose da noi, per prima, quella di pensare senza pregiudizi”. Così avevamo provato a sfatarne qualcuno proprio insieme a lei: “I parastinchi sono uguali, le misure del campo da gioco sono le stesse, la porta è uguale, è tutto uguale. Anche noi facciamo le entrate aggressive”, dice Sara mentre mostra a Nadia Toffa le cicatrici sulla gamba.

Grazie a Valentina, Sara e tutte le altre ragazze Azzurre, l’Italia del mondiale di calcio femminile è un’Italia da record; record raggiunto sia sul campo, volando per la prima volta i quarti di finale, sia in ascolti.

La partita degli ottavi di finale contro la Cina, battuta dalle azzurre della Nazionale con il risultato 2-0, è stata trasmessa su Rai1 e Sky Sport Mondiali. Sebbene sia stata giocata alle 18, ha registrato uno share del 35.67% (che ha superato il 32.8% registrato in occasione della sfida precedente con il Brasile), incollando circa 4 milioni e 579 mila di telespettatori alla tv.

Con l’avanzare delle Azzurre alla fase successiva, il pubblico è cresciuto ulteriormente. La partita con l’Olanda, giocata di sabato pomeriggio, ha ottenuto il 44.35% di share, attirando l’attenzione di più di sei milioni di spettatori.

Milena Bertolini, allenatrice delle nostre ragazze, durante l’ultima conferenza stampa ha dichiarato: “Sono orgogliosa del fatto che le ragazze abbiano fatto conoscere il loro calcio a tutti gli italiani, facendoli appassionare: è questo il vero successo del Mondiale”.

Oggi la questione del passaggio al professionismo riaccende i riflettori sul calcio femminile. Diverse sono le voci dei vari componenti: il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti sembrerebbe frenare: “I costi vanno compensati da qualche ricavo, altrimenti occorre riflettere”, mentre il sottosegretario ai rapporti col Parlamento Simone Valente del M5S ha dichiarato: “Il governo è impegnato nel superamento della distinzione tra dilettantismo e professionismo, con l’introduzione della figura del lavoratore sportivo”.

Sebbene gli ostacoli non manchino, speriamo di poter a breve festeggiare un’altra vittoria con le nostre Azzurre: quella del tanto agognato passaggio al professionismo.

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