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Cancro, inquinamento e morti: vivere accanto al Petrolchimico | VIDEO

Oltre 30 chilometri di costa in provincia di Siracusa sono occupati da raffinerie in quello che molti definiscono come “il triangolo della morte”. Una bomba ecologica con molte patologie per chi vive nelle vicinanze, tumori compresi. Giulio Golia è andato a indagare

Abbiamo paura, qui stiamo morendo di cancro”. Questo è l’appello di bambini, adulti e anziani di Augusta, in provincia di Siracusa. Assieme a Melilli e Priolo forma quello che per molti è soprannominato come il “triangolo della morte”, quasi 60 chilometri quadrati, di cui solo l’8% è stato bonificato. Qui c’è il più grande polo petrolchimico d’Italia, il secondo d’Europa.

La metà dei prodotti petrolchimici d’Italia viene prodotto lungo questi 30 chilometri di costa, ma questi impianti non sempre lavorerebbero come devono. Proprio in questi giorni è scattata l’operazione “No fly” con 4 sequestri preventivi e 19 indagati. Gli stabilimenti avrebbero “immesso nell’aria e quindi sversato quantitativi di sostanze inquinanti”, in particolare idrogeno solforato e idrocarburi non metanici: sostanze estremamente tossiche perché irritanti e asfissianti per inalazione che possono causare la morte anche in 5 minuti.

Con il comitato “Stop veleni”, Giulio Golia è andato a vedere questi chilometri di raffinerie, ciminiere e serbatoi. Una distesa tra zone industriali, aree sottoposte a divieto di balneazione e riserve naturali. Negli anni ‘80 è avvenuto il primo incidente ambientale: una raffineria ha preso fuoco. E poi con il “terremoto di Santa Lucia” del 1990, tutte le centrali idroelettriche si sono spente. La gente ha preso coscienza del pericolo di queste zone, ma al contempo iniziano a nascere bambini con patologie. Due su tutte sono l’ipospadia e l’epispadia: malformazioni della parte finale dell’uretra che vanno corrette solo con un intervento chirurgico. Ogni mille bambini nati 13 ne erano affetti contro una media di 5 ogni mille.

La magistratura indaga e questa malformazione è riconducibile a uno sversamento in acqua di 500 tonnellate di mercurio. Un disastro ambientale che si è ribattuto sulle donne incinte che hanno mangiato il  pesce di quel mare. Si parla di 10 milioni di metri cubi di terreno inquinato che è ancora tutto lì.

“Negli ultimi mesi di tutti i funerali che ho fatto, solo due morti non avevano il cancro”, dice padre Palmiro, il parroco di Augusta. “Anche a me sono morti tre fratelli per questa patologia”. Con l’aiuto dei parrocchiani, lui ha voluto stilare un censimento di tutti i morti che tiene all’ingresso della chiesa. Sono 923 persone. “Quello ai polmoni è il tumore più frequente, la metà di loro avevano meno di 66 anni”. Tra loro c’è Irene, morta in 6 mesi ad appena 22 anni. Nelle statistiche ufficiali emergono due dati allarmanti. I tumori sono superiori del 20% e quello alla pleura è il più diffuso dovuto alla presenza di un’altra sostanza pericolosa: l’amianto.

In questa zona c’è uno stabilimento chiuso che lavorava la fibra killer. “Sottoponevano gli operai ad analisi, una volta mio marito non ha potuto farle, ma i risultati sono arrivati a casa. Com’è possibile li falsificavano?”, si chiede una donna, oggi vedova. “Noi abbiamo rifatto quei test e mio marito aveva un carcinoma”.

Oltre alle malattie, un’altra questione importante è quella relativa alle scorie. Come le ceneri di pirite che contiene arsenico, piombo e buona parte è esposta ai venti. Come se non bastasse, nei terreni attorno agli stabilimenti ci sono coltivazioni e allevamenti. “Una mattina un contadino aprendo il rubinetto dell’acqua si è accorto che usciva benzina”, dice Giuseppe Giaquinta, presidente di Legambiente Priolo.

Come se non bastasse, proprio in queste ore uno stabilimento è fuori servizio perché si è verificata una fuoriuscita di vapori e idrocarburi. 

Se volete manifestare la vostra solidarietà alla battaglia contro questo "mostro" firmate la petizione su change.org

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