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Capannone costruito sul fiume: il pm chiede 7 rinvii a giudizio

Luigi Pelazza ci aveva raccontato l’assurda vicenda di un’officina meccanica costruita alla confluenza di due fiumiciattoli sotterranei, nel Bergamasco. Per i pm il Comune, per evitare guai, avrebbe poi “declassato” quei due canali a fognatura. Ora la richiesta di processo per 7 persone

Un capannone di un'officina meccanica costruito all’incrocio tra due fiumi sotterranei. Siamo a Berbenno, in provincia di Bergamo, e di questa storia ce ne eravamo occupati nel 2017 con Luigi Pelazza, che vi riproponiamo qui sopra.

Ora per questa vicenda un Pm ha chiesto il rinvio a giudizio di 7 persone accusate di vari reati, tra cui violazione dei vincoli paesaggistici, abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falso materiale.

La storia è questa: il titolare dell’officina compra l’area e nel 2012 chiede al Comune di poter edificare la propria attività artigianale. E il Comune concede i permessi di costruire. Ma già nel 2006, come è emerso dalle indagini, il Fosso Pasano era entrato a tutti gli effetti nel “reticolo idrico minore”. Cioè, era un fiume, anche se minore.

Parliamo di un edificio, con dentro lavoratori all’opera, costruito su di un fiume in un paese come l’Italia in cui ogni anno si piangono decine e decine di morti per eventi meteo catastrofici combinati alla piaga dell’abusivismo edilizio.

Per il Pm che ora chiede i 7 rinvii a giudizio, quel permesso di costruire in sanatoria fu del tutto irregolare perché aveva violato le norme sulle distanze di un edificio dai corsi d’acqua.

E un nuovo colpo di scena arriva nel 2016, quando quel fosso, che prima apparteneva al reticolo idrico minore, viene “declassato” a tronco di fognatura. I pm non avrebbero dubbi: anche questo passaggio sarebbe un abuso  volto a garantire un vantaggio economico a chi ha costruito quel capannone.

Quando Luigi Pelazza si è recato dal titolare dell’officina, lui ha spiegato che la colpa sarebbe del Comune, che gli ha concesso i permessi. “Io nel 2012 sono andato dal sindaco e ho chiesto se potevo farci l’unità produttiva. Mi è stato risposto di sì e allora mi sono impegnato a comperare, altrimenti me ne sarei andato fuor dai coglioni. Io denuncerò il Comune perché nel 2014 mi ha dato la Dia e io ho investito due milioni e mezzo di euro. Se chiudo io vado a casa e lascio a casa dieci dipendenti, e poi dopo ne parliamo…”.

Il primo cittadino, dopo il servizio di Luigi Pelazza, si era difeso così: «Il capannone acquisito da un’azienda meccanica è stato costruito nel 1972 con regolare licenza edilizia e il Comune nel 2014 ne ha autorizzato la ristrutturazione, mantenendo la stessa superficie e volumetria. I “due fiumi” sono due tubi, posati negli anni ’60, che si trovano a circa tre metri dal capannone. Raccolgono le acque nere e bianche per poi scaricarle nel collettore fognario della Valle Imagna. Il torrente Imagna, l’unico corso d’acqua di Berbenno, si trova a circa 500 metri dal capannone».

La richiesta di processo, che dovrebbe aprirsi a dicembre prossimo, riguarda tre dipendenti comunali: il geologo incaricato di declassare il Fosso Pasano a fognatura, il progettista e direttore dei lavori del capannone e infine l’amministratore dell’officina meccanica e il titolare della ditta edile che eseguì i lavori.  
 

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