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“Quel chiosco non deve aprire”: rinvio a giudizio per Cannizzo? | VIDEO

SCHEMBRI Catania chiosco famiglia bloccati burocrazia

Silvio Schembri ci ha raccontato l’assurda vicenda burocratica del chiosco catanese vessato da un funzionario della Confcommercio, che inviava esposti sotto falso nome per farlo chiudere. Adesso per Franz Cannizzo la Procura di Catania chiede il rinvio a giudizio: “Disegno criminale”

Il dirigente della ConfCommercio catanese Franz Cannizzo deve andare a giudizio. Lo ha chiesto il Sostituto Procuratore Alessandra Tasciotti, per i fatti del 2018 di cui ci ha parlato Silvio Schembri, nel servizio che potete rivedere qui sopra.

Per la Procura Franz Cannizzo è accusato di essere “l’esecutore materiale di un disegno criminale volto a porre in essere indebite pressioni, costituenti minaccia indiretta, nei confronti dei funzionari della Direzione Sviluppo ed Attività Produttive del Comune di Catania Giampaolo Adonia e Alessandro Mangani, nonché nei confronti di funzionari non identificati in servizio presso la Prefettura al fine di indurre gli stessi a compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio, ovvero annullare l’autorizzazione all’esercizio dell’attività economica del chiosco-bar sito in Catania, via San Giuseppe la Rena angolo via Santa Maria Goretti, rilasciata alla titolare Concetta Caratozzolo.”

Proprio i titolari di questo chiosco si erano rivolti al nostro Silvio Schembri. Rosario e Ketty, questi i loro nomi, pur dovendo mantenere tre figli si erano indebitati per aprire il loro Chiosco Bar, finito al centro di un incredibile disputa lunga oltre quattro anni.

Tutto parte da un esposto con nome falso che provoca la revoca dell’occupazione del suolo pubblico. Il motivo? Il chiosco sarebbe costruito sugli argini di un canale, dove però si trovano già molti altri edifici. Da quel momento inizia un infinito rimbalzo tra i vari uffici amministrativi della città. Un giorno arriva finalmente l’autorizzazione a lavorare ma appena 24 ore dopo ecco un altro esposto, sempre con firma di una persona inesistente, che sostiene si tratti di una struttura di cemento (quando invece il baracchino è un semplice prefabbricato appoggiato al terreno). 

Si riparte con tutti i controlli. Quando i due titolari vanno a chiedere spiegazioni, un funzionario pubblico si lascia scappare che avrebbe subìto “pressioni da terzi”. Viene addirittura fuori il nome di un certo ‘Cannizzo’ e allora la Iena lo va a incontrare. Lui all’inizio nega, poi ammette qualcosa, poi nega di nuovo. E a questo punto anche i funzionari comunali negano tutto, anche gli audio registrati, in cui ammettono di avere subìto pressioni da Cannizzo. Dopo 4 anni di lotte finalmente il chiosco di Rosario e Ketty ha potuto riaprire i battenti.

Il prossimo 27 gennaio è fissata la decisione del gip sulla richiesta di rinvio a Giudizio per Franz Cannizzo.

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